Buffon: Il gruppo, Riva, Vialli, l'Italia all'Europeo
"Anche tra noi ci sono dei modi di comportarsi in campo che non sono condivisi da tutti e che purtroppo alcune volte se sei squadra devi accettare. Ci sono alcuni momenti in cui per causa di forza maggiore e per un bene comune accetti delle cose e reagisci come non faresti individualmente. Magari quei comportamenti portano qualcosa alla squadra o ai tifosi, però poi da solo quando ti guardi allo specchio l'autostima va giù..." Buffon ora ricopre quel ruolo che fu proprio di Gigi Riva in Nazionale e che fu di Vialli: "Partiamo col dire che i miei due predecessori sono stati due miei miti, che ho stimato, che sapevo mi avrebbero dato sempre qualcosa. E quindi il ricoprire il loro vuoto mi ha reso sicuramente orgoglioso, mi ha stimolato tanto ma mi ha fatto fare anche una riflessione subito: non potevo fare una corsa su di loro, il loro spessore umano, la loro traccia sul mondo del calcio è stata così forte che io non potrei replicarla, non sono all'altezza loro. E quindi faccio la mia strada, usando quello che loro mi hanno insegnato. Il ct ha creato una bellissima sintonia, i ragazzi mi cercano sempre, i dirigenti mi interpellano. Con i ragazzi ti devi calare nelle loro parti, sei sei solo e loro in cento non puoi pensare di cambiare, devi tu metterti in un grado di immaturità abbastanza elevato, perché se vuoi far passare il messaggio devi metterti al loro livello, non essere il vecchio che vuole farti la paternale, una cosa che non sopportavo proprio. Se c'è da far lo scemo sono il numero uno, ma se poi c'è da parlare seriamente magari non sono l'ultimo proprio a poterlo fare".
"Il gruppo per l'Europeo? Tifare Italia è sempre emozionante, è l'unico evento in cui tutti diventiamo fratelli, parliamo della stessa cosa, ci piace interagire l'un l'altro senza evitarci, questa è la vera magia della Nazionale. Spesso e volentieri i nostri riferimenti passati vanno a riprendere situazioni calcistiche, tutti ricordiamo dove eravamo nell'82' o nel 2006, dove e con chi, è qualcosa di grandioso. Secondo me siamo un'ottima squadra, probabilmente sottovalutata e questa è una buona cosa considerando come siamo, abbiamo tre o quattro individualità di ottimo livello e abbiamo un ct che è riuscito a dare un senso di attaccamento e di responsabilità veramente elevato. Non dico che si vincerà, ma dico che non falliremo".
"Senza Riva non vincevamo il Mondiale. Quell'astuccetto..."
"Se non ci fosse stato lui non so se avremmo vinto il Mondiale in Germania - Aggiunge Buffon - Era una certezza, mentre il mondo accanto a te traballava, c'era una cosa sola che restava solida, ed era Gigi Riva. Mi aveva preso a cuore, eravamo simili, io arrivo in nazionale a 18-19 anni che ne combinavo di cotte e di crude, sconclusionato, da subito mi ha preso sotto la sua ala protettrice, condividevamo un'intimità, una profondità...sentiva talmente tanto le partite che aveva un suo astuccetto con tutte le pasticche di ansiolitici, era diventato per tutti un motivo di ironia e simpatia perché eravamo riusciti a sdoganare questa cosa e ci scherzavamo, "abbiamo tutti delle debolezze Gigi, non c'è niente di male..." gli dicevamo. Ed è vero. Non bisogna nascondere le proprie debolezze, bisogna saperle accettare a anche riderci, come faceva lui, a fine torneo ce ne disse, "Ragazzi, con tutti questi ansiolitici che mi avete fatto prendere..."
Buffon, il ricordo di Gigi Riva: "L'abbraccio di un mito"
Il ricordo di Buffon è commovente. "Mi ricordo quando ho incontrato Gigi Riva per la prima volta, e mi ha tanto emozionato. Il suo mito lo avevo dentro fin da bambino, passato da mio padre, mi raccontava le scelte di questo uomo, controcorrente, scomode, tutto questo non faceva altro che far crescere il mito del campione e della persona, che con la sua convinzione faceva le cose che lui riteneva giuste secondo le proprie virtù e i propri ideali. Quando mi ha abbracciato a Coverciano, è stato per me come essere abbracciato da una divinità". "Idealista, scontroso, mi ricordo perfettamente quando alzò le braccia in Messico, così lontano dalle esultanze di oggi - aggiunge Cucinelli - Era un uomo di grande carisma, silenzioso, fumava come un turco...Aveva rispetto per la persona. Serve educazione, fermezza, rispetto, anche questo è calcio. Quando giocavo io, c'era educazione e rispetto anche per l'arbitro. Sinner e Buffon sono due esempi di questo rispetto sul campo".
Cucinelli, quell'aneddoto con Cruijff e la lettera a Sinner
Sale sul palco Brunello Cucinelli, a presentare la giornata di incontri insieme al volto di Sky Federica Lodi e al Direttore di Tuttosport Guido Vaciago. Ed è subito tempo di racconto: "Andai a vedere Ajax-Feyenoord con Cruijff, la partita che decideva il campionato. Vinse l'Ajax, noi andammo a mangiare insieme alla squadra avversaria...Questi sono esempi di sport che vorrei portare a queste discussioni. Grazie, siamo felicissimi di poter ospitare questo appuntamento e di continuare a farlo crescere, anche in prospettiva mondiale. Volevo dirvi solo due cose: noi abbiamo bisogno di togliere l'obbligo di avere paura che abbiamo passato alle nuove generazioni, e se non studi andrai a lavorare, quindi al lavoro abbiamo attribuito una colpa...L'intelligenza agli studi è solo. una delle intelligenze dell'essere umano... Bisogna ridare grande dignità al lavoro, eccellenza italiana. E a proposito di eccellenze italiane si parla di Sinner, e Cucinelli rivela: "Gli ho scritto una lettera. Ragazzo educato, gentile, quando vince è sempre così delicato, gli ho solo detto Jannik, cerca di vestirti più italiano, rappresenti il nostro paese e lo farai per tanto tempo".