Attenzione, così ci fregano i Golden Boy. Dal 1° luglio riforma del vincolo: urgono riflessioni

Se 14enni e 15enni firmano intese annuali, si profilano assalti dei club stranieri sui vivai italiani. I club sarebbero disincentivati ad investire sui settori giovanili
Attenzione, così ci fregano i Golden Boy. Dal 1° luglio riforma del vincolo: urgono riflessioni© EPA

Sogni di Golden Boy, liste, panel, incontri, interviste. L’evento a Solomeo, casa Cucinelli, è diventato occasione anche per riflettere su vari e svariati (alcuni fors’anche... avariati) aspetti del mondo del calcio, del sistema. C’è l’importanza di puntare sui giovani, di vedere talenti crescere e ambire ai massimi livelli, ma c’è anche la consapevolezza - da parte degli addetti ai lavori - che qualcosa non va come dovrebbe andare. L’intervento a tema “seconde squadre e Juventus Next Gen” di Federico Cherubini - con tanto di slide ad hoc, dati, approfondimenti, raffronti con realtà straniere - è risultata una sorta di lectio magistralis da standing ovation. Un qualcosa che indubbiamente sarà motivo di studio e analisi in molti club italiani. Cherubini ha dimostrato che non è vero ciò che viene spesso e facilmente da pensare, e cioè che in Italia si investe poco sul settore giovanile, bensì che i soldi non vengono probabilmente spesi nel modo giusto.

Rivoluzione per i settori giovanili

Prova ne sia - cartina di tornasole rispetto a realtà come quella spagnola, francese, inglese - i percorsi che fanno i giovani calciatori che escono dalle squadre Primavera nostrane ogni anno: su 400, soltanto una decina approda in Serie A. Per le splendide vie di Solomeo, nei giorni scorsi, i tanti addetti ai lavori hanno colto gli spunti posti da Cherubini e hanno approfondito ulteriormente le riflessioni ragionando e riflettendo sulla situazione, tirando le fila anche di questioni in ballo ormai da mesi. Uno dei temi che stanno maggiormente a cuore a presidenti e direttori sportivi è legato al cosiddetto “vincolo” dei calciatori, salvo interventi dell’ultimo momento destinato ad esser riformato a partire dal prossimo 1° luglio (alla base c’è una legge del 2021 sinora prorogata). Ci siamo, insomma. Per i settori giovanili sarebbe una vera e propria rivoluzione non necessariamente positiva ed incentivante per chi - tra i club - è abituato a fare investimenti. Premessa: per “vincolo” si intende un istituto in virtù del quale un calciatore, tramite tesseramento, si lega ad una determinata società per un determinato periodo di tempo.

La riforma

Ebbene, secondo la riforma i 14enni o 15 “giovani di Serie” (cioè i calciatori tesserati per una società associata in una delle Leghe professionistiche o partecipante al Campionato di Serie A femminile professionistico) diventano vincolabili per una sola stagione, al massimo due in taluni specifici casi. Vien da sé che da un lato - teoricamente - i tesserati possano guadagnare la possibilità di accasarsi dove preferiscono, di stagione in stagione, essendo più autonomi. Ma è anche vero che di conseguenza per le società diventerebbe più difficile fare programmazioni a lungo termine e, quel che è se possibile ancor peggio, diventerebbe meno allettante investire nel settore giovanile. E’ evidente: bisogna mettere in conto di poter perdere i proprio giovani talenti non appena questi compiono i 15 anni o giù di lì. E va bene che è previsto un indennizzo di formazione, ma di certo non basterebbe a colmare il danno dovuto alla partenza del giocatore. Il contesto italiano, peraltro, non è certo in grado di tenere botta con club stranieri in quanto a potenziale economico e dunque si profilerebbe l’eventualità di un continuo “saccheggio” da parte di club stranieri. Risulta, ad esempio, che in Bundesliga si stia preparando l’assalto ad alcuni giovani calciatori dell’Atalanta e della Fiorentina... Due dei club, cioè, più attenti nella gestione delle giovanili. Piuttosto che investire in strutture e filiere, quasi-quasi, finirebbe per risultare utile cercare di acquistarli a 16 anni, i giocatori. Altro effetto collaterale: con la riforma del vincolo, crescerebbe verosimilmente un circolo vizioso teso a incentivare ulteriormente i trasferimenti anche dei più giovani, con annesse richieste e pretese di genitori e rappresentanti. Insomma, qualche ulteriore riflessione potrebbe essere opportuna.

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