Dall’Olanda alla Juve: i sei Oranje bianconeri

Il primo ad arrivare fu il Pitbull Edgar Davids, poi la deludente parentesi di Van der Sar, le meteore De Windt, Elia, Bouy e il promettente Leandro Fernandes
Dall’Olanda alla Juve: i sei Oranje bianconeri

Il 19 luglio del 1966 un gol di Pak Doo-ik elimina l’Italia dai Mondiali che si disputano in Inghilterra e la Federcalcio opta per una scelta drastica: chiudere le frontiere per agevolare la crescita e l’affermazione di nuovi calciatori azzurri. Per quasi 15 anni nessuno straniero può più giocare nello Stivale, a meno che non sia già in rosa. Alla vigilia della stagione 1980-81 la FIGC torna sui suoi passi e concede alle società di tesserare un solo giocatore straniero: il primo a varcare i confini è l’olandese Michael Van de Korput, che approda al Torino. I veri campioni, però, sono altri: c’è Brady che firma con la Juventus, Falcao con la Roma, Prohaska con l’Inter e un altro Oranje, Ruud Krol, con il Napoli. Negli anni successivi arrivano Platini, Zico, Cerezo, Leo Junior, Boniek, MaradonaRummenigge. Insomma, la Serie A torna ai vertici mondiali, ma per un autentico dominio tricolore serve un trittico di fenomeni che giungono dai Paesi Bassi al Milan: Ruud Gullit, Marco Van BastenFrank Rijkaard. I tre tulipani trascinano la squadra di Sacchi sul tetto del mondo, lasciando solo le briciole alle altre contendenti, sia in Italia, sia in Europa. La Juventus, invece, non punta su nessun olandese fino ai tardi anni ‘90: i bianconeri, dopo Brady, ingaggiano Platini e Boniek, poi LaudrupRush, Rui Barros, Paulo Sousa e altri giocatori che, però, fanno solo da cornice ai tanti campioni giunti alla corte dell’Avvocato Agnelli.

L’arrivo del Pitbull: Edgar Davids

Il primo olandese a diventare un giocatore della Vecchia Signora è Edgar Davids: un’icona del calcio di fine millennio. Conosciuto come il Pitbull per via della sua tenacia, dello strapotere fisico e della cattiveria agonistica, Davids approda alla Juventus dopo una fallimentare esperienza al Milan per appena 9 miliardi di lire. A posteriori, i rossoneri si mangeranno le mani per quella cessione. L’olandese entra alla perfezione negli schemi tattici di Marcello Lippi: praticamente risorge e trascina il centrocampo della squadra. Sa fare tutto: difende e attacca, morde e ringhia, segna e copre. La Juventus, a detta sua, gli “insegna a vincere” anche se in realtà, da giovane promessa dell’Ajax, ha già messo in bacheca una Coppa Uefa, una Champions League, una Intercontinentale, una Supercoppa Europea, una Coppa di Lega olandese, tre Eredivisie e altrettante supercoppe nazionali. Davids è una macchina da guerra: è un treno in corsa che non conosce fermate intermedie, va dritto sul pallone. È cattivo, ma leale. È duro, ma corretto. A chiunque lo incontra sulla propria strada iniziano a tremare le gambe: affrontarlo in un contrasto vorrebbe dire rischiare di farsi male. Nel 1999 gli viene diagnosticata una grave malattia all’occhio: un glaucoma. Per continuare a giocare deve necessariamente operarsi ed indossare degli occhiali protettivi: diventano il suo marchio di fabbrica. Quello sguardo da duro sotto le lenti color arancione incute ancora più timore del solito. Davids è spaventosamente forte, ma sotto quella scorza da combattente c’è un gran cuore. Spesso, in giro per Torino, quando vedeva un gruppo di ragazzi palleggiare in mezzo alla strada si fermava a giocare insieme a loro. Con Zidane si fermava più del solito dopo l’allenamento per fare a gara di “trick” e poi li rivendevano ognuno nelle pubblicità dei rispettivi sponsor: il Pitbull negli spot Nike, Zizou in quelli Adidas. L’avventura bianconera termina nel 2004, dopo due finali di Champions League perse, una nella “sua” Amsterdam contro il Real Madrid e l’altra contro il “suo” vecchio e mai amico Milan ad Old Trafford. Con la Juventus, Davids vince tre Scudetti e due Supercoppe ed entra di diritto tra le leggende del club.

Van der Sar: il primo portiere straniero della Juventus

Alle porte del nuovo millennio, due delle migliori squadre d’Europa salutano i loro straordinari portieri: la Juventus rinuncia a Peruzzi, il Manchester United a Schmeichel. Uno degli estremi difensori più talentuosi sulla piazza è l’olandese Edwin Van der Sar. Il giorno in cui il gigante di 1,96 parla con la società bianconera, riceve una chiamata dal fratello di Sir Alex Ferguson che lo invita a giocare ad Old Trafford. Ormai, però, l’impegno è preso: sarà un giocatore della Vecchia Signora, il primo portiere straniero della Juventus. Edgar Davids, suo ex compagno all’Ajax e in Nazionale, lo aiuta ad ambientarsi e con la lingua. Van der Sar è un portiere con grande senso della posizione, dotato di un rinvio straordinario, affidabile nelle uscite e con una grande capacità nel guidare la difesa. Raccoglie un’eredità pesante, ma non si spaventa. Vince subito la Coppa Intertoto, ma il suo rendimento peggiora con il passare del tempo. Nella stagione 1999-00 la Juventus perde lo Scudetto sotto il diluvio di Perugia, ma i veri problemi nascono l’anno successivo. Il portiere olandese è protagonista in negativo della prematura uscita dalla Champions League per mano del Panathinaikos e, soprattutto, nella partita più importante del campionato regala a Vincenzo Montella il gol che permette alla Roma di mantenere la distanza sui bianconeri, i quali non riusciranno più a raggiungere i giallorossi. Van der Sar, per i tifosi juventini, è il portiere di passaggio tra due leggende come Peruzzi e Buffon. L’olandese, però, avrà modo di rifarsi. Dopo il Fulham andrà al Manchester United e vincerà tutto.

Le meteore dall’Olanda

Insieme a Van der Sar e a Davids, fa la sua comparsa nell’estate del 2000 anche un altro giocatore olandese: Sergio De Windt. Il centrocampista classe 1982, però, raccoglie appena una presenza con la Juventus: il 3 agosto contro l’Inter nella sfida valida per il Trofeo Birra Moretti. È la sua unica apparizione con la maglia bianconera. Sono solo altri tre gli Oranje che arrivano a Torino: tutte meteore. Il primo è Eljero George Rinaldo, meglio noto come Elia. Viene prelevato dall’Amburgo per nove milioni di euro più uno di bonus, fa il suo esordio in Serie A contro il Catania, ma non convince Antonio Conte che lo usa col contagocce fino a fine campionato. A fine stagione torna in Bundesliga al Werder Brema. Ouasim Bouy è un centrocampista mancino, predisposto agli inserimenti e alla fase offensiva: arriva alla Juventus dall’Ajax nell’inverno del 2012, ma con la prima squadra non gioca mai. Viene girato al Brescia, all’Amburgo, al Panathinaikos, allo Zwolle e poi nel 2017 viene ceduto al Leeds. L’ultimo arrivato dai Paesi Bassi è Leandro Fernandes, nato il giorno di Natale del 1999 cresce calcisticamente nel NEC e poi nel PSV. Passa alla Juventus nell’estate del 2018 e fa il suo esordio nella ICC contro il Bayern Monaco, partecipa in totale a quattro amichevoli precampionato, poi torna con la Primavera in attesa della grande chiamata.

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