Adesso più che mai bisogna credere che andare in Qatar sia possibile

Adesso più che mai bisogna credere che andare in Qatar sia possibile© Getty Images

La maledizione di Belfast ha colpito ancora la Nazionale, ma, stavolta, contrariamente al ’58, l’Italia potrà ancora andare al Mondiale. Mancini ne è convinto, noi pure. La qualificazione diretta a Qatar 2022, i Campioni d’Europa se l’erano giocata prima di andare a sbattere contro il muro nordirlandese, talmente granitico da consentire a Baraclough di concludere il girone al terzo posto, senza subire un gol in casa. Pesano i due rigori sbagliati da Jorginho contro la Svizzera, a Basilea e a Roma; gli undici assenti che il ct ha dovuto contare in questi giorni di andirivieni tra infortunati eccellenti (in primis Chiellini e Verratti) e acciaccati, per non dire dei fuori forma. Troppi e tutti insieme. Mancini allena l’Italia da tre anni e mezzo e l’ha guidata in 45 partite, di cui 37 utili consecutive. Il bilancio parla di 30 vittorie, 12 pareggi e 3 sconfitte, 102 gol segnati e 23 subiti. Soltanto in quattro circostanze gli azzurri non hanno segnato, l’ultima, malauguratamente a Windsor Park. Ieri sera, la Nazionale ha pagato l’inconcludenza di un attacco che ha fatto cilecca sia con il falso centravanti sia con Belotti e poi Scamacca.

Tuttavia, il capitano del Toro era appena rientrato in campionato, dopo quasi due mesi di assenza per un serio infortunio e la punta del Sassuolo è stata l’extrema ratio dei minuti finali, mentre la Svizzera giocava con il pallottoliere a Lucerna. La squadra che quattro mesi fa a Wembley aveva riconquistato il titolo continentale dopo cinquantatré anni non è né scomparsa né si è dissolta. Semplicemente, ha le pile scariche e ha quattro mesi di tempo per ricaricarle. Ce la farà. S’intende: ci vorrà un’altra Italia, ben altra Italia per vincere gli spareggi: Mancini saprà trovarla. Superata l’ondata di critiche post Belfast, tanto giuste quanto fondate alla luce dell’insufficiente prestazione collettiva, il ct per prima cosa procederà al recupero psicologico di un gruppo evidentemente appagato dal trionfo d’estate e ora bisognoso di ritrovare umiltà, grinta, concentrazione. Con l’auspicio che in questi quattro mesi, nel campionato con il 33-34% di italiani, spicchi almeno un attaccante che si riveli efficace, duraturo antidoto al mal di gol cronico di questo autunno azzurro bigio. In marzo, inoltre, le condizioni di forma generali saranno migliori e meno pesante sarà il pedaggio agli infortuni pagato a questo demenziale calendario che considera i giocatori robot indistruttibili. Non è così. Ora più che mai bisogna credere in Mancini e nel suo lavoro perché il tecnico campione d’Europa vincerà anche questa sfida. C’è un tempo per tutto: per esultare in luglio, per soffrire in novembre e, magari, fra un anno per andare in Qatar e vincere il Mondiale. Ricordate in quali condizioni Mancini raccolse l’Italia del disastro venturiano? Mai dimenticare da dove questa Nazionale sia venuta, per capire quanto lontano ancora possa arrivare.

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