Italia, un anno fa Wembley: un trionfo che non va oscurato

Spagna '82 e l'eliminazione nella corsa al Mondiale in Qatar hanno schiacciato il ricordo del titolo europeo. Ma, come ha sottolineato il presidente federale Gravina, "è stato un successo straordinario che ha regalato agli italiani un momento di gioia in una fase di grande difficoltà"
Italia, un anno fa Wembley: un trionfo che non va oscurato© ANSA

Stefano Salandin

TORINO - L'immagine più iconica del trionfo resta l'abbraccio commosso tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli, il ct e il suo inseparabile, fraterno amico. La notte di Londra si è colorata d'azzurro, un anno fa, quando l'Italia ha ammutolito uno stadio zeppo di tifosi inglesi e, dopo aver sconfitto l'Inghilterra, è salita sul tetto d'Europa. Un'impresa straordinaria, quella compiuta dalla Nazionale di Mancini, perché non è un caso che fino ad allora l'Italia avesse vinto solo un Europeo mentre è già a quota 4 Mondiali: non è possibile, mai, che il percorso di una fase finale del torneo continentale sia semplice perché, tranne un paio (Brasile, Argentina e, se volete, a turno una tra Uruguay e Cile), tutte le nazionali più forti del mondo stanno qui, nel Vecchio Continente. L'Italia è arrivata alla fase finale dopo uno straordinario percorso di imbattibilità e di crescita, con una consapevolezza dei meccanismi di gioco e una compattezza ambientale affinata dal ritiro in cui Mancini e il suo staff hanno cementato un gruppo solidale e ottimamente equilibrato anche per le scelte dei convocati. Una partenza splendida nel girone, qualche affanno nella prima gara a eliminazione diretta contro l'Austria, la partita migliore contro il Belgio che, però, ha preteso il tributo più pesante con il drammatico infortunio di Leonardo Spinazzola, una delle rivelazioni del torneo e arma in più degli azzurri. Il ko di “Spina”  ha però cementato ancora di più gli azzurri che hanno fatto ricorso alle qualità antiche della capacità di difendere e di soffrire. Peculiarità decisive contro la Spagna (la gara più sofferta) illuminata dal guizzo di Chiesa. Ancor più fondamentali per superare l'impatto emotivo indotto da Wembley zeppo di 60 mila inglesi convinti che la vittoria dei Tre Leoni fosse scritta nel destino. Ma non avevano fatto i conti con la convinzioni azzurre, con la loro capacità di lottare su ogni pallone, con la lucidità di Mancini e, soprattuto, con il carisma gladiatorio di Giorgio Chiellini, autore della partita più luminosa di una già sfolgorante carriera. Le mani di Donnarumma, poi, hanno sigillato il trionfo ai rigori e hanno reso concreto un trionfo che Gabriele Gravina, nel giorno del primo anniversario, ha definito «straordinario nella sua dimensione, qualcosa che possiamo ripetere sapendo che dobbiamo lavorare su una progettualità innovativa. C'è la consapevolezza di aver centrato un risultato importantissimo e di aver regalato a tanti italiani un momento di gioia in una fase di grande difficoltà». È evidente, però, come questo primo anniversario sia passato un poco sotto tono: in parte perché “schiacciato” dai 40 anni dell'epica vittoria del Mondiale (a cui, peraltro, lo lega una curiosità: Giorgio Armani ha disegnato le divise degli azzurri all'Europeo ispirandosi proprio a quelle di Spagna ’82 e ci ha visto davvero bene); molto, poi, perché a quell'impresa è seguito il tonfo dell'eliminazione per Qatar 2022. Un vulnus pesantissimo, indubbiamente, ma è fondamentale mantenere la lucidità per distinguere gli ambiti e riporre al posto che merita la notte di Wembley: quella degli indimenticabile trionfi azzurri.

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