"L'Italia ci ruba Retegui", rivolta in Argentina

Oltreoceano non hanno dubbi: Mancini sarà presente allo stadio di Santiago del Estero per vederlo

In Argentina la notizia della decisione di Mateo Retegui di dire sì all’Italia, di sposare l’azzurro di Roberto Mancini, è esplosa con la potenza di uno tsunami. Del resto non può non far discutere e polemizzare il fatto che il miglior bomber attualmente in circolazione tra quelli che giocano nel campionato locale, la Liga Profesional Argentina, capocannoniere lo scorso torneo con 19 reti e quest’anno già a quota 6 (in 6 partite), decida di preferire la Nazionale italiana grazie al passaporto che gli deriva dal nonno materno Angelo Dimarco, che emigrò in Argentina ed era delle parti di Canicattì, provincia di Agrigento, piuttosto che provare a giocarsi le proprie chance con la Selección albiceleste.

Partiamo, intanto, da un inoppugnabile dato di fatto: essere capocannoniere a 22 anni è un pedigree clamoroso. Esserlo con la maglia del Tigre, che non è una delle cinque grandi del Fútbol Argentino (Boca Juniors, River Plate, San Lorenzo de Almagro, Racing Club, Independiente Avellaneda) dà a questi numeri una valenza ancora maggiore. Secondo dato di fatto: l’attaccante, che è in prestito dal Boca Juniors al Tigre, un prestito pro forma, in realtà una comproprietà mascherata, con il cartelino dunque al 50%. I due club coinvolti nel destino del Tábano (è il soprannome del giocatore e significa tafano) da oltre un anno, attuano un pressing costante sui dirigenti dell’Afa, la federcalcio argentina. Il succo del pressing è questo: «Sbrigatevi a far debuttare con la Selección perché c’è un rischio consistente che sia seguito da un’altra grande nazionale». L’Italia, appunto.

Retegui, l'esclusione dell'Argentina

Le valutazioni dello staff tecnico dell’Albiceleste fresca tricampione del mondo in Qatar, però sono state differenti. Retegui è una prima punta e nelle idee di Scaloni le 4 prime punte della nazionale argentina sono, in rigoroso ordine, El Toro Lautaro Martínez, El Araña Julián Álvarez, El Tucu Joaquín Correa e El Cholito Giovanni Simeone. Quindi, di fatto, per El Tábano Mateo Retegui non c’è spazio. Benedetto, dunque, nonno Angelo, e benedetta la sua decisione di prendere un “barco” e di attraversare l’Atlantico per cercare fortuna Oltreoceano. Non ci ha pensato un minuto Mateo e ha detto sì alla chiamata azzurra. Prima del volo che lo porterà, sabato 18 marzo, dall’Aeropuerto Ministro Pistarini di Ezeiza, Buenos Aires, fino a Fiumicino, Roma, però El Tábano provera a mordere anche il Central Córdoba di Santiago del Estero, dove Retegui giocherà con il suo Tigre, alle 19.30 di sabato sera in Argentina, l’1.30 italiana della mattina di domenica.

Retegui, Mancini allo stadio per vederlo

In Argentina assicurano che, sugli spalti dell’Estadio Único Madre de Ciudades, probabilmente l’impianto più bello, moderno e avveniristico d’Argentina, in uno dei box riservati ai vip, sarà presente anche Roberto Mancini, il prossimo commissario tecnico del Tafano del Tigre. Il ct azzurro è stato avvistato ieri nel primo pomeriggio nella Vip Lounge dello scalo romano di Fiumicino e questo non fa altro che confermare le voci, ricorrenti, che agitano l’Argentina: ci sarà un ospite molto speciale e internazionale per assistere alla sfida di sabato sera. Sarà l’ultimo match che giocherà con la maglia rossoblù del Matador prima di vestire quella azzurra: Ezequiel Melaraña, presidente del Tigre, ha infatti ufficialmente confermato che Retegui non sarà agli ordini di Diego Hernán Martínez per la trasferta di lunedì 20 alle 18.30 allo stadio Julio Humberto Grondona contro l’Arsenal Sarandí. Non ci sarà perché sarà a Coverciano, la casa del calcio italiano. Il compito che lo aspetta è aiutare gli azzurri a risolvere il problema del gol. Il gol, la cosa che a Mateo Retegui riesce meglio. Signore e signori El Tábano è pronto a mordere Inghilterra e Malta nella sua nuova, entusiasmante avventura e l’Italia è pronta a innamorarsi dei suoi mezzi, della sua grinta, del suo Fútbol. E sempre gracias a Dios e pure a nonno Angelo.

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