Retegui, l'uomo nuovo Italia: viaggio nel mondo del bomber

Mac Allister: "Ha culto del lavoro". Barros Schelotto: "Sembra Toni". Martínez: "Per lui grande futuro"
Retegui, l'uomo nuovo Italia: viaggio nel mondo del bomber© Getty Images

Per Mateo Retegui domani sarà un giorno speciale: dopo la partita dell’Estadio Julio Humberto Grondona contro l’Arsenal Sarandí il bomber del Tigre salirà su un aereo con destinazione Roma. Lo attende Coverciano, la casa del nostro calcio. Lo aspettano il ct Mancini, i suoi compagni di Nazionale e pure ogni appassionato. Lo aspettano con un misto di curiosità e speranza: curiosità perché fa sensazione che un ventitreenne argentino il cui nonno materno è emigrato molti anni fa dalla Sicilia, che la scorsa stagione ha vinto il titolo di capocannoniere della Liga Profesional Argentina e che pure quest’anno stia segnando a raffi ca, (6 centri in 7 gare) abbia scelto l’Italia. Speranza perché, nel Bel Paese, si farebbe qualsiasi cosa pur di non vedere, mai più, un Mondiale senza Azzurri.

Per scoprire ogni aspetto, calcistico e umano del nuovo attaccante dell’Italia ci siamo affidati a chi lo conosce bene: al suo attuale tecnico nel Tigre Diego Hernán Martínez, a Guillermo Barros Schelotto, l’allenatore che lo ha fatto debuttare nel calcio professionistico nella prima squadra del Boca Juniors, a Rolando Carlos Schiavi, uno dei maestri de Fútbol di Retegui visto che lo ha formato come giocatori nella Reserva Xeneize, e a Francis Mac Allister, suo compagno nella stagione al Talleres de Córdoba. «Mateo è molto felice al Tigre - attacca Martínez -. C’è una questione che va al di là dell’aspetto calcistico, che è meramente emozionale: lui e la sua famiglia sono legati al club e tutto questo nasce ben prima che Mateo indossasse la maglia del Matador. Qui si sente importante, felice, comodo e tutto questo lo si vede anche e soprattutto nel modo di giocare che ha: pare che non abbia pensieri, ansie. Non ho dubbi che, dietro all’expolit dello scorso anno quando si è laureato capocannoniere e alle grandi prestazioni di questa stagione, ci sia la realtà Tigre, il contesto che gli regalano i dirigenti, i suoi compagni di squadra e pure noi dello staff tecnico. Non neghiamolo: siamo il club della vita di Mateo, anche se, la prossima estate, rischiamo di perderlo, di vederlo emigrare dall’altra parte dell’Atalantico, in Europa».

«Avete fatto bingo! Mateo è il giocatore ideale per lo stile di gioco che avete voi in Italia - spiega Guillermo Barros Schelotto, per tutti El Mellizo -. Voi adorate le coppie con una punta grossa e potente e unapiù giuzzante e brevilinea che gli giri intorno. Per farvi capire, lui è un tipo alla Luca Toni, ha caratteristiche equiparabili a quelle dell’ex attaccante della Fiorentina. Nonostante abbia un fi sico imponente ha una tecnica eccellente e una visione di gioco di primissimo livello ed è eccezionale non solo come finalizzatore ma pure come assist man. Da ragazzino, quando era nelle giovanili del Boca Juniors, faceva il centrocampista. Quando è arrivato da noi in Primera, invece, era già uomo d’area, un 9 fatto e finito. Ciò che ha chiamato la mia attenzione, la caratteristica di Retegui che più mi ha colpito, sono state la visione di gioco, la comprensione dei tempi e dei movimenti, la tecnica eccellente, il modo delizioso in cui stoppa la palla ogni volta che si prepara al tiro e la maturità che aveva già allora, nonostante avesse solamente 18 anni. Sembrava un veterano. A livello umano, Mateo è eccellente. Voglio raccontare a voi di Tuttosport un aneddoto: la notte del suo debutto con il Boca io ero a casa con la mia famiglia. Mi arriva un messaggino sul cellulare: era Mateo, mi ringraziava per la chance che gli avevo dato, per il fatto di aver contribuito a realizzare il suo sogno di bambino, per avergli fatto vivere il giorno più bello della sua vita. Questo mi scrisse. Testuali parole. Non lo nego, fu emozionante ricevere frasi del genere, se ci ripenso mi viene ancora oggi la pelle d’oca: fu splendido aiutarlo a realizzare il suo sogno e fu altrettanto bello che un ragazzo avesse queste sensazioni, provasse emozioni tanto forti. Bravo Mancini, Retegui è eccellente: come giocatore e come ragazzo».

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«Mateo è un calciatore che negli ultimi tempi è cresciuto in maniera esponenziale - racconta Rolando Carlos El Flaco Schiavi -. Può far gol di destro e di sinistro, è potente, rapidissimo e non si stanca mai di andare in pressing sui difensori. Ha trovato una regolarità che gli ha regalato confi denza nei suoi mezzi e che lo ha portato a segnare a valanga. E’ un bomber d’area, un 9 puro, anche se, all’occorrenza, non disdegna decentrarsi. Diffi cilmente lo vedrete saltare in dribbling 3 o 4 difensori e poi segnare. Lui è implacabile nell’1 contro 1 e nel fulminare il portiere».

Francis Mac Allister di professione è centrocampista del Rosario Central. E’ il maggiore dei 3 figli, tutti calciatori, del Colorado Carlos Mac Allister, compagno nel Boca di Diego Armando Maradona ed è il fratello di Alexis, stella del Brighton di De Zerbi e fiammante campione del mondo con l’Albiceleste. Francis con Mateo Retegui ha condiviso lo spogliatoio al Talleres Córdoba nel 2020- 21, anno in cui il nuovo 9 azzurro segnava per La T. «Mateo è ossessionato dal gol: ovviamente come ogni attaccante ha bisogno che la squadra lavori per lui, che gli arrivino palloni giocabili, ma non ho dubbi che sarà eccome all’altezza della chiamata di un gigante del fútbol come è l’Italia. Calcisticamente è molto completo: ha colpo di testa, è ambidestro, è potente, è forte. Pensa tutto il tempo alla porta e a come bucarla: credo che la sua testardaggine, la sua grinta siano due dei fattori fondamentali per spiegare la sua esplosione. A livello umano è una gran persona: leale, nobile d’animo, uno stakhanovista. Allenarsi ore e ore non lo spaventa: spesso era lui che si fermava, dopo la seduta del gruppo, a lavorare su aspetti su cui migliorare. Non ho dubbi che continuerà a crescere e arriverà lontanissimo: è pronto al calcio europeo, questa chance con l’Italia è perfetta». Insomma: bienvenido Mateo. Anzi no: benvenuto Mateo!

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Per Mateo Retegui domani sarà un giorno speciale: dopo la partita dell’Estadio Julio Humberto Grondona contro l’Arsenal Sarandí il bomber del Tigre salirà su un aereo con destinazione Roma. Lo attende Coverciano, la casa del nostro calcio. Lo aspettano il ct Mancini, i suoi compagni di Nazionale e pure ogni appassionato. Lo aspettano con un misto di curiosità e speranza: curiosità perché fa sensazione che un ventitreenne argentino il cui nonno materno è emigrato molti anni fa dalla Sicilia, che la scorsa stagione ha vinto il titolo di capocannoniere della Liga Profesional Argentina e che pure quest’anno stia segnando a raffi ca, (6 centri in 7 gare) abbia scelto l’Italia. Speranza perché, nel Bel Paese, si farebbe qualsiasi cosa pur di non vedere, mai più, un Mondiale senza Azzurri.

Per scoprire ogni aspetto, calcistico e umano del nuovo attaccante dell’Italia ci siamo affidati a chi lo conosce bene: al suo attuale tecnico nel Tigre Diego Hernán Martínez, a Guillermo Barros Schelotto, l’allenatore che lo ha fatto debuttare nel calcio professionistico nella prima squadra del Boca Juniors, a Rolando Carlos Schiavi, uno dei maestri de Fútbol di Retegui visto che lo ha formato come giocatori nella Reserva Xeneize, e a Francis Mac Allister, suo compagno nella stagione al Talleres de Córdoba. «Mateo è molto felice al Tigre - attacca Martínez -. C’è una questione che va al di là dell’aspetto calcistico, che è meramente emozionale: lui e la sua famiglia sono legati al club e tutto questo nasce ben prima che Mateo indossasse la maglia del Matador. Qui si sente importante, felice, comodo e tutto questo lo si vede anche e soprattutto nel modo di giocare che ha: pare che non abbia pensieri, ansie. Non ho dubbi che, dietro all’expolit dello scorso anno quando si è laureato capocannoniere e alle grandi prestazioni di questa stagione, ci sia la realtà Tigre, il contesto che gli regalano i dirigenti, i suoi compagni di squadra e pure noi dello staff tecnico. Non neghiamolo: siamo il club della vita di Mateo, anche se, la prossima estate, rischiamo di perderlo, di vederlo emigrare dall’altra parte dell’Atalantico, in Europa».

«Avete fatto bingo! Mateo è il giocatore ideale per lo stile di gioco che avete voi in Italia - spiega Guillermo Barros Schelotto, per tutti El Mellizo -. Voi adorate le coppie con una punta grossa e potente e unapiù giuzzante e brevilinea che gli giri intorno. Per farvi capire, lui è un tipo alla Luca Toni, ha caratteristiche equiparabili a quelle dell’ex attaccante della Fiorentina. Nonostante abbia un fi sico imponente ha una tecnica eccellente e una visione di gioco di primissimo livello ed è eccezionale non solo come finalizzatore ma pure come assist man. Da ragazzino, quando era nelle giovanili del Boca Juniors, faceva il centrocampista. Quando è arrivato da noi in Primera, invece, era già uomo d’area, un 9 fatto e finito. Ciò che ha chiamato la mia attenzione, la caratteristica di Retegui che più mi ha colpito, sono state la visione di gioco, la comprensione dei tempi e dei movimenti, la tecnica eccellente, il modo delizioso in cui stoppa la palla ogni volta che si prepara al tiro e la maturità che aveva già allora, nonostante avesse solamente 18 anni. Sembrava un veterano. A livello umano, Mateo è eccellente. Voglio raccontare a voi di Tuttosport un aneddoto: la notte del suo debutto con il Boca io ero a casa con la mia famiglia. Mi arriva un messaggino sul cellulare: era Mateo, mi ringraziava per la chance che gli avevo dato, per il fatto di aver contribuito a realizzare il suo sogno di bambino, per avergli fatto vivere il giorno più bello della sua vita. Questo mi scrisse. Testuali parole. Non lo nego, fu emozionante ricevere frasi del genere, se ci ripenso mi viene ancora oggi la pelle d’oca: fu splendido aiutarlo a realizzare il suo sogno e fu altrettanto bello che un ragazzo avesse queste sensazioni, provasse emozioni tanto forti. Bravo Mancini, Retegui è eccellente: come giocatore e come ragazzo».

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