Napoli, quella maglia azzurra per Vialli nello stadio Maradona

Per la prima volta l'Italia giocherà senza il suo capodelegazione, l'uomo nell'arena, l'uomo che lotta con coraggio, come disse Gianluca prima di Wembley
Napoli, quella maglia azzurra per Vialli nello stadio Maradona© ANSA

Giovedì a Napoli, per la prima volta l'Italia giocherà senza il suo capodelegazione, l'uomo nell'arena, l'uomo che lotta con coraggio, come disse Gianluca Vialli prima di Wembley, leggendo agli azzurri le parole di Roosevelt. "L'uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L'uomo che quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di avere osato. Quest'uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria né la sconfitta". Fisicamente, Gianluca se n'é andato il 6 gennaio scorso. In realtà, egli è sempre con noi, più che mai. A Napoli, la Nazionale gli renderà omaggio indossando una maglia speciale, dedicata a lui e il tributo dei napoletani sarà degno di un fuoriclasse del calcio e della vita o della vita e del calcio che poi, in Vialli, sono sempre stati un tutt'uno. Napoli, Maradona, lo stadio Diego Armando Maradona, Vialli, i gol di Maradona all'Inghilterra, giovedì avversaria dell’Italia. La Rete rende tutto eterno. Così, il cuore batte forte e un groppo ti sale in gola quando rivedi e riascolti lo scambio di battute in occasione di un dialogo fra Gianluca e Diego, andato in onda su Sky Sport. "Lo saluto con tantissimo affetto - dice il primo - Sul campo ci siamo incontrati tante volte e vinceva quasi sempre lui, soprattutto a Napoli, in quella semifinale, poi però rivedi il gol e glielo perdoni, anche se, secondo me, dei due gol fatti all'Inghilterra, quello che l'ha fatto godere di più è probabilmente il secondo rispetto al primo. Tanti abbracci, tanto amore, tanto affetto Diego. Spero di vederti presto". E Diego: “Anch'io, Gianluca. Ti voglio tanto bene. Sai che da piccolo sempre ti ho detto che saresti stato un grande. Lo sei stato, sei una grandissima persona, voglio vederti per abbracciarti per dirti da vicino tutto quello che mi hai aiutato quando sono arrivato in Italia".

L'Italia tornerà a giocare a Napoli dopo dieci anni. Possiamo solo immaginare che cosa proverà Roberto Mancini, quali pensieri si inseguiranno nella sua mente pensando al Fratello che nella notte di Wembley, con quell’abbraccio così forte, così tenero, così grande, rese iconica un'immagine consegnata per sempre alla storia della Nazionale. La stessa Nazionale che Gianluca ha amato profondamente, trasmettendone al mondo i valori, l’importanza, il prestigio. Gabriele Gravina e la Federcalcio avevano chiesto all’Uefa di stampigliare sul petto, sotto il tricolore, la scritta "Luca azzurro per sempre”. I burocrati di Nyon hanno risposto no, non si può, il regolamento lo vieta. Una nuova dimostrazione di urticante insensibilità, dopo non avere speso una parola una parola di conforto ai mille interisti imprigionati all'uscita del metro di Oporto e averne dette di troppe a sproposito, per bocca di Ceferin, sull'"intollerabile" divieto imposto ai fan tedeschi di assistere a Napoli-Eintracht. La scritta verrà apposta sul colletto della maglia; un gioco di luci, di immagini e di colori porterà negli occhi di tutti gli spettatori l'uomo che diceva: "L'importante non è vincere, è pensare in modo vincente. Così si può affrontare la vita". Un vero Supereroe. Ovunque andremo, sarà con noi.

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