Gravina, sogni d’oro con Ranieri ct dell’Italia. Figc spiazzata: “Non ci sono salvatori…”

Il WhatsApp nella notte: “Non me la sento”. Troppe le controindicazioni, il passo indietro dopo aver letto il memorandum ricevuto

MILANO - Gabriele Gravina era andato a dormire con la certezza di avere in pugno Claudio Ranieri e si è svegliato ieri con un rifiuto notturno via WhatsApp: "Non me la sento". Il tecnico ha poi motivato: "Ringrazio Gravina per il grande onore, ma ho deciso di rimanere totalmente a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico". Doccia fredda per il presidente Figc, pronto a formalizzare un’offerta ufficiale a Ranieri, con sullo sfondo la prospettiva di diventare direttore tecnico delle Nazionali dopo il Mondiale del 2026. La fiducia derivava dall’entusiasmo manifestato nelle interlocuzioni formali, avviate dopo il sì di Dan Friedkin: Gravina aveva inoltrato a entrambi un memorandum con i chiarimenti necessari a rendere compatibili i ruoli di ct e di consigliere del proprietario della Roma. Per la Figc, il doppio incarico - Ranieri sarebbe stato il primo dai tempi di Helenio Herrera - non era un problema e non solo a livello normativo: Ranieri formalmente sarà un consulente esterno, non un dirigente della Roma. Ma non vi erano dubbi nemmeno di opportunità, nella convinzione che il testaccino fosse la figura perfetta, nazional-popolare a sufficienza da mettere tutti d’accordo. Tranne il diretto interessato: studiato il documento - con limiti sulla comunicazione a rischio cortocircuito -, Ranieri ha ritenuto di fare un passo indietro.

 

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I motivi che hanno portato al "no" di Ranieri alla Nazionale

Tanti i motivi: la voglia di archiviare la panchina, su cui pure era già tornato dopo il primo addio. Ma anche la percezione di un sì non così convinto da parte di Friedkin e di una situazione che alla fine lo avrebbe portato a scegliere tra i giallorossi, peraltro dopo aver convinto Gasperini in panchina, e gli azzurri. Al di là delle regole e dell’apprezzamento trasversale, le polemiche sarebbero comunque state dietro l’angolo alle prime incertezze, ai primi episodi arbitrali pro o contro la Roma, alle prime scelte in favore di un giallorosso in Nazionale. Il tutto, per guidare una selezione povera di talento e a rischio di non andare ai Mondiali, possibile macchia sulla carriera. Per di più, alle polemiche di cui sopra avrebbe difficilmente fatto da scudo lo stesso Gravina, nel mirino non solo del suo nemico storico Lotito, ma anche di Andrea Abodi: "In parte penso che quello di Ranieri sia il no a condizioni in cui non sa lavorare, la valutazione di una persona retta che ha principi morali forti e ama il calcio sano - ha detto il ministro dello Sport -. Spalletti? Le modalità del distacco lasciano perplessi". Tanti i fattori dietro il gran rifiuto che ha spiazzato la Figc, nei cui corridoi il primo commento è stato un amaro "non ci sono salvatori della patria". Può darsi, ma Sir Claudio, che in realtà non è baronetto ma nel 2016 è stato insignito da Mattarella del titolo di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, potrebbe essere stato l’unico a capire quanto il doppio ruolo sarebbe stato fonte di imbarazzo per tutti, a partire dalla stessa Figc. Che non ringrazia, perché non sa che pesci pigliare.

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MILANO - Gabriele Gravina era andato a dormire con la certezza di avere in pugno Claudio Ranieri e si è svegliato ieri con un rifiuto notturno via WhatsApp: "Non me la sento". Il tecnico ha poi motivato: "Ringrazio Gravina per il grande onore, ma ho deciso di rimanere totalmente a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico". Doccia fredda per il presidente Figc, pronto a formalizzare un’offerta ufficiale a Ranieri, con sullo sfondo la prospettiva di diventare direttore tecnico delle Nazionali dopo il Mondiale del 2026. La fiducia derivava dall’entusiasmo manifestato nelle interlocuzioni formali, avviate dopo il sì di Dan Friedkin: Gravina aveva inoltrato a entrambi un memorandum con i chiarimenti necessari a rendere compatibili i ruoli di ct e di consigliere del proprietario della Roma. Per la Figc, il doppio incarico - Ranieri sarebbe stato il primo dai tempi di Helenio Herrera - non era un problema e non solo a livello normativo: Ranieri formalmente sarà un consulente esterno, non un dirigente della Roma. Ma non vi erano dubbi nemmeno di opportunità, nella convinzione che il testaccino fosse la figura perfetta, nazional-popolare a sufficienza da mettere tutti d’accordo. Tranne il diretto interessato: studiato il documento - con limiti sulla comunicazione a rischio cortocircuito -, Ranieri ha ritenuto di fare un passo indietro.

 

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I motivi che hanno portato al "no" di Ranieri alla Nazionale