Gattuso da record, si è inventato un’Italia che segna tanto: ha le risorse per levarci dai pasticci

Adesso manca la cosa più importante: vincere i playoff e, finalmente, prenotare i voli per gli Stati Uniti, il Canada e il Messico, ma bisogna sempre ricordare da dove veniamo

Uzbekistan, Giordania, Capo Verde, Arabia Saudita, Qatar e Nuova Zelanda si sono già qualificate per il prossimo Mondiale. Al 99% dovremo passare dai playoff e, anche se siamo sempre più determinati e convincenti, non manca una sottile ansiettina. C’è qualcosa che non va nel calcio italiano, e già lo sapevamo, ma anche il meccanismo di qualificazione non si sente benissimo. Sono le politiche geocalcistiche perché servono voti e soldi. Non scandalizziamoci troppo, però perché in questo pasticcio ci siamo comunque messi da soli. E da soli potremmo uscirne, perché Rino Gattuso ha trovato il suo Schillaci in Retegui (cinque gol nelle ultime quattro partite) e si è inventato un’Italia che segna valanghe di gol. Alt, ho già sentito l’obiezione: «Bella forza, sono buoni tutti a goleare contro Estonia e Israele!». Vero, ma ricordo a chi obietta che, nel recente passato, sarebbe bastato farne un paio alla Macedonia del Nord e forse non avremmo saltato l’ultimo Mondiale. Quindi avanti così, avanti con l’ItalGattuso che ha segnato 16 reti in 4 gare (record, per un ct azzurro) e fatto tutto quello che c’era da fare.

Serve ottenere queste vittorie

Ovvio, adesso manca la cosa più importante: vincere i playoff e, finalmente, prenotare i voli per gli Stati Uniti, il Canada e il Messico, ma bisogna sempre ricordare da dove veniamo. Da due Mondiali persi, da una figura mediocre agli ultimi Europei, da un 3-0 beccato in Norvegia, eccetera eccetera. Non è roba da nazionale italiana esaltarsi per una vittoria sull’Estonia o su Israele o essere felici per la conquista aritmetica di uno spareggio, ma dobbiamo renderci conto che siamo arrivati sul fondo e, per risalire, servono anche queste vittorie, serve ottenere risultati che, vent’anni fa, non avrebbero fatto esultare nessuno. Siamo sempre lì: ci sono due percorsi paralleli. Da una parte c’è il campo, dove in questo momento dobbiamo necessariamente arrangiarci, vincere le partite che si devono vincere, costruire una squadra con gli uomini che abbiamo, fare gruppo e sperare che gli attaccanti esaltati da Gattuso non siano un fuoco di paglia.

Servono riforme

Dall’altra c’è il sistema, che necessita di riforme, nuove leggi dello Stato, un ripensamento generale e una maggiore cultura manageriale. Su questo secondo fronte non dobbiamo arrangiarci, non dobbiamo accontentarci di rattoppare o fingere di cambiare per poi non cambiare niente: serve di più, molto di più. Altrimenti dovremo abituarci a esultare per una vittoria su Israele che ci dà accesso ai playoff, incrociando le dita per gli accoppiamenti.

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