Il presidente Noto: “Il Catanzaro è Catanzaro, libera la molla del cuore”

Il club rischiava di sparire, sei anni fa lo ha salvato e ora l’ha riportato in Serie B: l’intervista esclusiva
Il presidente Noto: “Il Catanzaro è Catanzaro, libera la molla del cuore”© LAPRESSE

Presidente, vent'anni per convincerla ad acquistare il Catanzaro e solo sei per entrare nella storia. Mica male.

«Quando ho avvertito il rischio che il Catanzaro calcio potesse scomparire, è scattata la mia molla d'amore. Il valore di questa squadra per la città è inestimabile. Il nostro gruppo ha sempre sostenuto le varie proprietà con diverse sponsorizzazioni negli anni, ma è sempre stato un mondo lontano dal nostro punto di vista imprenditoriale. In quel momento però non potevo rischiare di vederlo annegare, c'era una storia da salvare».

Il fallimento del 2006, i playoff persi con Acireale e Cisco Roma, lo sciopero dei giocatori senza stipendio seduti in campo. La storia non può essere riletta a pezzi, ma guardatevi oggi…

«Bisogna porre dei filtri e bloccare imprenditori senza scrupoli che giocano con la passione dei tifosi. A un certo punto ho pensato che quei soldi che versavo puntualmente sarebbe stato più utile donarli in beneficenza. Ma da Vibo Valentia, teatro dell'ultimo spareggio playout, fino a Salerno domenica, di strada ne abbiamo fatta parecchia».

C'è stato un punto di svolta in questa favola?

«Le nostre lacrime nello spogliatoio a Padova la scorsa estate. Piangendo, ho abbracciato i ragazzi uno ad uno. L'unica cosa che mi hanno detto è stata "Ci vediamo a Catanzaro". Anche i giocatori in prestito non vedevano l'ora di rimettersi al lavoro, seppur stanchi dopo due anni di eliminazioni ai playoff . Lì ho capito che con quella rabbia avremmo vinto il campionato l'anno successivo».

Un "modello Catanzaro" che vede come punto di forza il suo legame viscerale con questa terra.

«In C si vince solo se metti in campo budget importanti per poter puntare su giocatori già formati, mediamente dai 28 anni in sù. Lo dicono i numeri degli ultimi vent'anni. Investire dimenticando un ritorno economico».

La fotografia dell'esodo dei 10mila tifosi giallorossi all'Arechi è già in cornice nel suo studio?

«È la prima cosa che guardo ogni mattina. Ho impostato quella foto come sfondo sul mio computer. È stato emozionante, a Salerno a volte guardavo più la tribuna tutta giallorossa che la partita. Mi provocano enorme orgoglio».

Se le dico doppio salto, cosa mi risponde?

«Non è il tempo delle promesse. I tifosi possono continuare a sognare, noi ora ci dobbiamo assestare, mantenendo la base che abbiamo e inserire tre o quattro innesti per continuare ad essere competitivi. Mi fermo al più classico dei 'mai dire mai’».

Commovente l'abbraccio con Vivarini dopo il 2-0 promozione di domenica alla Gelbison, qual è la più grande qualità del mister?

«Io lo chiamo il nobile cacciatore. Abbiamo l'hobby in comune di allevare cani, lui cani da caccia io pastori tedeschi. Tante volte ci fermiamo a guardarli nel mio allevamento e parliamo tanto. Siamo molto simili, ci ritroviamo nel nostro pragmatismo. Umanamente è il massimo».

Ora sa che l'asticella inevitabilmente dovrà alzarsi…

«Dobbiamo essere pronti a inserire dei giovani competitivi da poter valorizzare, così da aumentarne il valore e poter crescere anche attraverso cessioni in Serie A. E poi serve il giusto mix tra garanzie e intuizioni alla Vandeputte. Che tra l'altro ultimamente mi ha fatto emozionare».

Ci racconti.

«Stavano prendendo il caff è con Foresti, il dg con cui stava già a Viterbo, e ripensavano a quanta strada avessero fatto per arrivare fino a quella giornata memorabile di Salerno. Era un modo di guardarsi dentro, un po' come stiamo facendo tutti a Catanzaro».

Ora un mercato di giovani, per questione di liste, magari subito pronti per la Serie B. Ma a lei le sfide piacciono…

«Dobbiamo dimostrare di essere lungimiranti. Andare oltre rispetto a quello che già vedono tutti, seppur rischiando, e saper puntare su giovani di prospettiva mantenendo il nostro scheletro d’esperienza».

Questione stadio: 9 milioni stanziati dalla Regione, pensa di riuscire a rimanere nei tempi in vista dell'inizio del prossimo campionato?

«Il Sindaco ci ha garantito che a breve arriverà una prima tranche di finanziamento. Il lavoro non è lunghissimo, la stima è di un paio di mesi tra modifiche alle torri di illuminazione, una sala Var già individuata e l'ampliamento dei bagni. Sono i lavori per le modifiche al campo a preoccuparmi maggiormente, servirà stringere i tempi».

Tra gli obiettivi strutturali c’è anche quello di acquistare il Palagiovino?

«Sì, stiamo pensando al nostro centro sportivo. Aspettiamo che l'amministrazione provinciale ci dia un esito sulla loro valutazione per capire di che importo parliamo».

Se riporta il Catanzaro in Serie A promette di andare in bicicletta fino in Sila?

«Ho già cinque stent per il Catanzaro. La prego, non mi chieda questo. Al massimo posso andare allo stadio in bici da casa».

Quanto è distante?

"150 metri (ride, ndr)!”.

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