Contro l’Al Ain, la Juve ha vinto con il talento che non le appartiene. Ironia della sorte. O forse solo la certificazione di un’urgenza palesatasi nell’ultimo mese e mezzo, quando Igor Tudor, alle prese con un’infermeria dannatamente intasata, è dovuto tornare sui propri passi per promuovere quelli che, di fatto, sembravano ormai due separati in casa. Sì, perché - sulla falsa riga degli ultimi impegni di campionato - a firmare il primo successo della Juventus al Mondiale del Club, sono stati Kolo Muani e Francisco Conceiçao. Poeti in affitto, abituati da mesi a vedere in distinta i rispettivi nomi a matita, e comunque protagonisti di una serata emblematica, condita da 4 gol (due a testa), che hanno inaugurato al meglio il cammino della squadra di Tudor nel torneo iridato e riscritto la mappa emotiva della squadra.
Juve, la realtà è diversa
Da fuori, potrebbe sembrare che questa benaugurante avventura mondiale sia cominciata con uno spiacevole paradosso. Ma la realtà è ben diversa. Le operazioni per i recenti prolungamenti dei prestiti con Psg e Porto, per poter avere i due attaccanti negli States, sono figli di una rinnovata progettualità. Due frecce assortite, scoccate con successo dall’asset dirigenziale che, a Mondiale finito, ha già in programma da tempo di sedersi a un tavolo con le realtà che ne detengono i rispettivi cartellini per rendere definitivo il loro passaggio in bianconero.
