Pogba accusa, cosa risponde la Juve. E tra sciamani, uomini armati e testosterone...

Paul ha rilasciato dichiarazioni pungenti in un'intervista in Francia parlando del club bianconero. E alla Continassa si è alzato più di un sopracciglio..

Paul Pogba ha firmato con il Monaco. Il Polpo, dunque, ci riprova, dopo un periodo di inattività che sostanzialmente è durato tre anni. E in una lunga intervista concessa in Francia, Paul ha parlato di tutto, compreso il suo rapporto con la Juventus finito male dopo la storiaccia del doping. Ha detto Pogba: «Alla Juventus ho chiesto aiuto, come la possibilità di fare dei massaggi oppure di avere un preparatore atletico visto che facevo sempre parte della squadra. Non mi hanno sostenuto, e questo mi ha colpito, non ne ho capito il motivo. Credevo di essere in guerra contro l'antidoping ma non contro la Juventus».

Le parole di Pogba

In una intervista esclusiva all'emittente TF1, Pogba ha parlato del suo ultimo periodo in bianconero, minato dal caos doping: "Non avevo diritto a cure, a un preparatore fisico. Non sono stati troppo gentili con me, è stato un colpo. Mi dissero che avrei smesso con il calcio. Quattro anni in un colpo senza che mi ascoltassero. Ho dovuto lasciare l'Italia, non potevo continuare a portare i miei figli a scuola passando ogni giorno davanti allo stadio e al centro di allenamento". Pogba ha anche parlato del caso di estorsione che ha coinvolto suo fratello: "Sono cose tristi. Hai delle persone care, dei 'fratelli', perché è così che ci chiamiamo tutti quando cresciamo insieme nel quartiere. Questo è ciò che mi rattrista di più, perché non puoi immaginare questo. C'erano delle armi, delle persone incappucciate. Non hai nemmeno il tempo di pensare, dici sì a tutto. Ho chiesto aiuto all'unica persona che poteva aiutarmi: Dio, Allah". Ora il tanto atteso ritorno in campo con la maglia del Monaco: "Sono mentalmente pronto, fisicamente pronto. È solo una questione di tempo".

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Il silenzio della Juventus

E La Juventus cosa dice? Nulla. Lascia correre le dichiarazioni senza commentarle, anche se qualche sopracciglio si è alzato in sede (e non, perché qualche dirigente di allora non è più alla Continassa). Però tutti ricordano che Pogba nel luglio del 2022 si rifiutò, con decisione un po' folle di farsi operare al menisco su consiglio di uno sciamano, per seguire una terapia conservativa che complicò molto le cose. Poi decise per l'operazione a ottobre, tornando a giocare a febbraio (ma sempre solo pochi minuti, avendo continue ricadute muscolari).

E ricordano i quattro uomini armati che hanno provato a fare irruzione alla Continassa per prenderlo... E ricordano il caso doping, con le medicine per aumentare il testosterone prese di nascosto e nascoste ai medici della Juve anche nelle ore successive alla positività. Ricordano tutto, anche i primi quattro magnifici anni. Anzi quelli non li scorderanno mai, il resto sì.

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Paul Pogba ha firmato con il Monaco. Il Polpo, dunque, ci riprova, dopo un periodo di inattività che sostanzialmente è durato tre anni. E in una lunga intervista concessa in Francia, Paul ha parlato di tutto, compreso il suo rapporto con la Juventus finito male dopo la storiaccia del doping. Ha detto Pogba: «Alla Juventus ho chiesto aiuto, come la possibilità di fare dei massaggi oppure di avere un preparatore atletico visto che facevo sempre parte della squadra. Non mi hanno sostenuto, e questo mi ha colpito, non ne ho capito il motivo. Credevo di essere in guerra contro l'antidoping ma non contro la Juventus».

Le parole di Pogba

In una intervista esclusiva all'emittente TF1, Pogba ha parlato del suo ultimo periodo in bianconero, minato dal caos doping: "Non avevo diritto a cure, a un preparatore fisico. Non sono stati troppo gentili con me, è stato un colpo. Mi dissero che avrei smesso con il calcio. Quattro anni in un colpo senza che mi ascoltassero. Ho dovuto lasciare l'Italia, non potevo continuare a portare i miei figli a scuola passando ogni giorno davanti allo stadio e al centro di allenamento". Pogba ha anche parlato del caso di estorsione che ha coinvolto suo fratello: "Sono cose tristi. Hai delle persone care, dei 'fratelli', perché è così che ci chiamiamo tutti quando cresciamo insieme nel quartiere. Questo è ciò che mi rattrista di più, perché non puoi immaginare questo. C'erano delle armi, delle persone incappucciate. Non hai nemmeno il tempo di pensare, dici sì a tutto. Ho chiesto aiuto all'unica persona che poteva aiutarmi: Dio, Allah". Ora il tanto atteso ritorno in campo con la maglia del Monaco: "Sono mentalmente pronto, fisicamente pronto. È solo una questione di tempo".

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