"David come Inzaghi ma più tecnico. La strana sorpresa e la differenza da Vlahovic"

L'intervista a Vito Mannone, ex compagno del canadese: "Jonathan è tra i più bravi. Capisco le incertezze su Dusan, ma non è che..."

TORINO - Da giramondo a giramondo, la connessione è stata inevitabile. Ma nella loro amicizia c’è tanto, tantissimo di più: ci sono stati consigli fraterni e sorrisi dispensati lungo tutto il percorso. Chi l’avrebbe detto, eppure è proprio così: dentro Jonathan David c’è già qualcosa di italiano. È quel che gli ha trasmesso Vito Mannone, sul cammino del neo attaccante della Juventus dal 2023 fino alla scorsa estate. Inseparabili. E ancora oggi.  
  
Vito Mannone, quanti campioni ha conosciuto tra Premier e Ligue 1. Dove colloca David? 
«Durissima. Ne ho visti passare, di giocatori forti. Lui è tra i più bravi, sicuramente è molto valido. Spero possa dimostrare quanto fatto negli ultimi anni anche in Italia. Però...». 
 
Però?  
«Vederlo giocare in Francia è una cosa, qui è un altro campionato. Dovrà adattarsi alla cultura, aspettiamo di vedere come si adatterà al calcio italiano». 
 
Se dovesse definirlo con un ricordo? 
«Lo chiamano “Iceman”, l’uomo di ghiaccio, perché è un tipo molto tranquillo e umile. Estremamente calmo, a tal punto da sembrare quasi distaccato. Poi lo conosci e ti si apre un mondo».

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"Vlahovic diverso, aspetta solo..."

Ma è vero che non ride mai? 
«Ho letto diversi commenti dei tifosi. Tranquilli, poi si apre e spalanca sorrisi. Anzi: è un tipo spiritoso, scherza tanto. E sul campo si trasforma». 
 
Cosa devono aspettarsi i tifosi della Juventus? 
«Speriamo tanti gol, come li ha fatti finora. Jonathan è un attaccante completo, un centravanti in grado di fare più cose. Non un nove puro, alla Vlahovic, che aspetta solo il pallone giusto».  
 
Lavora tanto con la squadra.  
«Sì, gioca molto con i compagni e per i compagni. Crea e fa creare occasioni. Di lui mi ha sempre sorpreso un fattore».  
 
Quale? 
«La forza fisica nel difendere: è una roba strana, se ci pensate. Magari i tifosi si aspettano un attaccante che la butti dentro, però no, non è solo quello. È uno da lavoro sporco, da 12 chilometri a partita, da pressing costante. Tutto questo poi lo porta ad avere chance».

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"David o Vlahovic? Dura scegliere"

Ora indossi i panni di un allenatore: chi schiererebbe tra lui o Vlahovic? 
«Dura scegliere. Sono due attaccanti diversi. Poi capisco le incertezze su Vlahovic, ma è un giocatore forte, lo ricordo alla Fiorentina. Non è che diventi brocco da un giorno all’altro». 
 
Dice che potrebbero coesistere? 
«Dico che David nell’ultimo anno ha fatto anche il Dieci. Non è il suo, ma sa giocare nelle due punte, magari stando più basso». 
 
Un riferimento del passato utile a spiegarlo? 
«Con lui scherzavo sempre in allenamento. Gli dicevo: sei come Pippo Inzaghi!».  
 
In che senso? 
«Nel senso che è sempre lì. Ha più tecnica, però è costantemente presente in area, in posizione, mettendosi nelle condizioni di far male. Perde palla il portiere? Lui c’è. Filtrante a spezzare la difesa alta? Lui c’è. Gioca pure col fuorigioco. Ecco, come Pippo. Che è pure un ex Juve». 

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"Scalpore McKennie e Weah, gli ho detto che..."

Eravate di fianco nello spogliatoio: le ha mai parlato o chiesto dell’Italia? 
«Negli ultimi mesi abbiamo un po’ giocato su Juve e Napoli, leggevo e sapevo di queste possibilità. Gli ho chiesto: “Ti stai preparando?”, consigliandogli di evitare battute sul cibo italiano, tipo le parole di McKennie e Weah che hanno fatto scalpore. Tim è un suo grande amico, spesso l’ho incrociato in qualche videochiamata. Comunque, sono stato chiaro: “Non farne, guarda che poi ti rimandano indietro”». 
 
E il suo, di futuro? 
«Sono svincolato, aspetto una chiamata con tanta voglia e ambizione. Sono aperto a qualsiasi possibilità».  
 
Si vede finalmente in Italia? 
«Se arriva una chiamata qui, esaudisco un piccolo sogno, chiudendo un cerchio. Ho fatto tanto in carriera, però mi rimane questo desiderio: giocare in Serie A è un obiettivo».

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TORINO - Da giramondo a giramondo, la connessione è stata inevitabile. Ma nella loro amicizia c’è tanto, tantissimo di più: ci sono stati consigli fraterni e sorrisi dispensati lungo tutto il percorso. Chi l’avrebbe detto, eppure è proprio così: dentro Jonathan David c’è già qualcosa di italiano. È quel che gli ha trasmesso Vito Mannone, sul cammino del neo attaccante della Juventus dal 2023 fino alla scorsa estate. Inseparabili. E ancora oggi.  
  
Vito Mannone, quanti campioni ha conosciuto tra Premier e Ligue 1. Dove colloca David? 
«Durissima. Ne ho visti passare, di giocatori forti. Lui è tra i più bravi, sicuramente è molto valido. Spero possa dimostrare quanto fatto negli ultimi anni anche in Italia. Però...». 
 
Però?  
«Vederlo giocare in Francia è una cosa, qui è un altro campionato. Dovrà adattarsi alla cultura, aspettiamo di vedere come si adatterà al calcio italiano». 
 
Se dovesse definirlo con un ricordo? 
«Lo chiamano “Iceman”, l’uomo di ghiaccio, perché è un tipo molto tranquillo e umile. Estremamente calmo, a tal punto da sembrare quasi distaccato. Poi lo conosci e ti si apre un mondo».

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