Mondiale 2022, l'appello di Amnesty: "Fifa e Qatar, fuori i soldi"

L'organizzazione non governativa: "A un mese dal via serve un segno tangibile: istituite un fondo da 440 milioni di dollari per risarcire le vittime"
Mondiale 2022, l'appello di Amnesty: "Fifa e Qatar, fuori i soldi"© EPA

A 30 giorni dal via del Mondiale, in programma il 20 novembre a Doha con la partita inaugurale tra Qatar ed Ecuador, Gianni Infantino non ha dubbi: «Abbiamo sempre detto che questa sarebbe stata l’edizione migliore di sempre. E guardandoci intorno possiamo vedere che è tutto pronto: stadi, centri di allenamento, metropolitane e infrastrutture. E tutti saranno benvenuti», dice il presidente della Fifa che difende strenuamente la scelta di questa assegnazione, fonte di numerosi problemi nel mondo del calcio per la necessità di spezzare la stagione in due per fare posto al Mondiale in autunno, comprimendo il calendario in un modo mai visto con l'inevitabile coda di infortuni.

Mondiali, attesa poco gioiosa

Al di fuori di questa bolla di entusiasmo limitata a Fifa e Qatar, l’attesa è decisamente meno gioiosa. Amnesty International ha appena pubblicato il report “Unfinished business: quello che il Qatar deve fare per mantenere le promesse fatte sui diritti dei lavoratori immigrati”. Amnesty International mette al centro del suo approfondimento le condizioni disumane degli operai che hanno costruito gli stadi, nella stragrande maggioranza dei casi provenienti dall'estero, dall'Africa e da altri Paesi dell’Asia. Per risarcire le vittime, che hanno perso la vita soprattutto a causa dei micidiali effetti delle ore trascorse nei cantieri sotto il caldo del deserto mediorientale nei mesi estivi, l’associazione che lotta per i diritti umani nel mondo ha chiesto al Qatar e alla Fifa l’istituzione di un fondo di 440 milioni di dollari. Una cifra considerata alla portata degli organizzatori, alla luce dei ricavi stimati dal Mondiale, pari a 6 miliardi di dollari. «In questo modo sarà possibile pagare gli indennizzi alle famiglie di chi non c'è più, ricompensare i lavoratori che non hanno ricevuto lo stipendio e quelli che hanno dovuto anticipare somme consistenti agli imprenditori», si legge nel report. Il riferimento finale è al sistema ‘kafala’, che costringe il dipendente a versare denaro al datore di lavoro al momento dell’assunzione. Amnesty International riconosce che sono stati fatti passi avanti per migliorare i diritti in Qatar. Ad esempio, da maggio dell’anno scorso il divieto di lavoro all’esterno nei mesi più caldi è stato portato dalle 10 alle 15.30 nel periodo compreso dal 1° giugno al 15 settembre, mentre prima era limitato alla finestra oraria dalle 11.30 alle 15 dal 15 giugno al 31 agosto. L’Ong, però, teme che ora si crei una differenza tra chi è stato impiegato nelle opere legate al Mondiale e chi invece è attivo in altri settori, rimasti meno tutelati.

Mondiali, troppo tardi per cancellare le sofferenze

«A un mese dal Mondiale è troppo tardi per cancellare le sofferenze del passato, ma non è troppo tardi per offrire alle famiglie delle vittime un risarcimento adeguato», dichiara Amnesty International. La Fifa finora ha risposto in maniera molto vaga a questo appello. Nei giorni scorsi un portavoce della Fifa ha mostrato segni di disponibilità nel corso di un’audizione davanti al Consiglio d’Europa, ma senza entrare nel dettaglio di un effettivo impegno economico. Anche il mondo del calcio appoggia la richiesta di Amnesty International. Sette nazionali presenti al Mondiale – Galles, Inghilterra, Francia, Belgio, Germania, Olanda e Australia – sono favorevoli alla creazione del fondo di risarcimento. Pienamente d’accordo anche la Norvegia che non si è qualificata, ma può vantare la presidentessa di Federazione più coraggiosa in questa battaglia, Lise Klaveness. Tutti chiedono alla Fifa di fare un passo concreto entro la fine di ottobre.

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