Infantino ci sei o ci fai? L’anatra zoppa ora è anche muta

Infantino ci sei o ci fai? L’anatra zoppa ora è anche muta© Getty Images

Ma Infantino ci è o ci fa? La domanda è mondialmente pertinente. Farebbe anche ridere se non ci fosse da piangere, ripercorrendo i primi sette giorni del torneo iridato che hanno reso il presidente della Fifa un’anatra zoppa. L’idiomatismo nasce dall’inglese lame duck: vi ricorrono i commentatori anglosassoni per definire chi, con pieno diritto essendo stato democraticamente eletto alla carica che ricopre, a un certo punto venga ritenuto unfit, inadatto, a continuare a ricoprirla. Giudicate voi se questo non sia il caso del successore di Blatter. Ufficialmente, egli è sul trono sino al 2023, tuttavia, nell’ultima settimana si è innalzato a campione dello status quo qatarino, obbedendo plasticamente all’intento di non disturbare, non irritare, non scocciare i padroni di casa, il cui Evento frutterà alla Fifa 4 miliardi e mezzo di euro, secondo il bilancio preventivo 2022 della stessa (fonte forbes.it).

Infantino ha lanciato il primo boomerang che gli è piovuto in testa dopo il farisaico discorso della corona tenuto a Doha il 19 novembre (“Oggi mi sento qatarino, gay, africano, musulmano, lavoratore migrante. Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi tremila anni, dovremmo chiedere scusa per i prossimi tremila anni”). Il secondo boomerang è stato il silenzio assordante sulle 6.500 vittime nei cantieri di Qatar 2022, alle quali il capo del calcio mondiale non ha riservato nemmeno una parola di omaggio in sede di inaugurazione. Il terzo boomerang è stato il perdurante stato di afasia sulla situazione in Iran dove, secondo Iran Human Rights (IHNRGO), ong con sede a Oslo, sino a ieri la repressione del regime ha mietuto 416 vittime, fra le quali 51 bambini e ha incarcerato 18 mila persone. Non una dichiarazione ha rilasciato Infantino né su ciò che sta succedendo nella Repubblica islamica né sulla Nazionale di Queiroz, sotto la minaccia di gravi rappresaglie governative, acuita dalla rabbia del regime perché il capitano Ehsan Hajsafi e i suoi compagni non hanno cantato l’inno prima di giocare contro l’Inghilterra.

Infantino e la sua Fifa sono rimasti muti anche alla notizia dell’arresto di Voria Ghafouri, 35 anni, già nazionale, già capitano dell’Esteghlal quando la squadra di Teheran era allenata da Andrea Stramaccioni. Il calciatore è stato ammanettato davanti alla moglie e al figlio di 10 anni. Il reato di Ghafouri? Avere dimostrato solidarietà alle famiglie dei manifestanti uccisi nei territori del Kurdistan iraniano. Per non farsi mancare nulla, Infantino e la sua Fifa hanno anche cassato la fascia arcobaleno One Love, simbolo dei diritti civili della comunità LGBTQ+. La foto della Germania che si tappa la bocca ha fatto il giro del mondo, come l’immagine della tedesca ministra dell’Interno che ostentava la fascia proibita accanto a Infantino, nella tribuna d’onore di Germania-Giappone; come le parole del presidente della federcalcio di Berlino e dell’omologo danese, imbelviti per il diktat Fifa al punto di annunciare che non voteranno mai per la rielezione di Infantino. Considerato che alla fine del Mondiale mancano ancora ventuno giorni, si presume che non saranno i soli.

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