"Ora andatevene tutti": sarà Germania anno zero

L’eliminazione dal Mondiale brucia: opinione pubblica e grandi ex chiedono la testa dei vertici nazionali e del ct
"Ora andatevene tutti": sarà Germania anno zero© Getty Images

È “catastrofe” il termine più gettonato dalla stampa teutonica all’indomani della seconda eliminazione consecutiva ai gironi Mondiali della Germania. Un fallimento che in terra tedesca non ha nemmeno il rumore della fragorosa sorpresa come nel resto del mondo, ma che ha ovviamente innescato il processo. Sul banco degli imputati è finita soprattutto la federazione, rea di aver contribuito alla stagnazione di un sistema calcistico che fino a pochi anni fa era considerato il più innovativo d’Europa. «Bisognerebbe essere più auto-critici» ha tuonato Michael Ballack a Magenta tv, chiedendo che «tutti gli uomini in federazione ora dovrebbero essere messi in discussione, allenatore incluso». Il suo ex compagno di nazionale Dietmar Hamann ha rincarato la dose a Sky: «Nessuno si assume responsabilità: si sentono solo scuse, scuse e ancora scuse», aggiungendo che «non è possibile andare avanti con Hansi Flick».

Il presidente della Dfb Bernd Neuendorf ha annunciato una serie di incontri per gestire il momento di crisi e decidere le prossime mosse. Sulla graticola c’è ovviamente il ct - che interpella to sul tema dopo la partita ha dichiarato che «servirà del tempo per prendere una decisione da parte nostra», ma mercoledì aveva escluso la possibilità di dimissioni - ma soprattutto Oliver Bierhoff, direttore sportivo e uomo chiave della Mannschaft negli ultimi 18 anni: «Ora come ora non mi pongo la questione: mi assumo le mie responsabilità, ma dovranno decidere altri». Si era già esposto nel 2018 confermando Low dopo il primo disastro in Russia, è rimasto al timone anche dopo le dimissioni di Jogi annunciate prima di Euro 2020. La sua popolarità nell’opinione pubblica in Germania è ai minimi storici e anche i piani alti della federazione ragionano su una sostituzione. La decisione spetterà a Neuendorf e al suo vice Aki Watzke, l’ad del Borussia Dortmund. Se la scelta sarà di proseguire con la stessa formazione, scenario non del tutto improbabile considerando che Euro 2024 in casa dista di fatto solo 18 mesi, sarà un all-in anche in termini di reputazione, ma allo stesso tempo un grosso rischio da correre: il management della prima squadra, così come l’area scouting, ha sempre contato sugli stessi uomini senza mai pescare dall’esterno e introdurre una nuova visione.

Una chiusura e un rallentamento dovuto anche ai continui cambi al vertice: 6 presidenti in dieci anni e poche possibilità di implementare nuove idee. La squadra intanto ieri pomeriggio è tornata in Germania con l’umore sotto i tacchi e l’aria che tira è quella di un gruppo che ha portato la nazionale tedesca nel punto più basso della propria storia. «Non voglio essere associato al fallimento, è durissima, il giorno più brutto della mia carriera: mi sento di cadere in un buco nero” è stato il commento di Kimmich, mentre Musiala è apparso visibilmente scosso e senza parole nelle interviste delle ore successive.

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