Argentina e Olanda ristabiliscono l'ordine Mondiale

Argentina e Olanda ristabiliscono l'ordine Mondiale

Con la vittoria dell’Argentina di Messi sulla sorprendente Australia, seconda nel girone davanti a Tunisia e Danimarca, e con quella dell’Olanda contro gli Stati Uniti, giunti davanti a Galles e Iran, si ristabilisce in minima parte il vecchio ordine mondiale. Che la Coppa in corso aveva cercato di rivoluzionare. In un calcio sempre più veloce e fisico - valga come discorso in previsione futura - le gerarchie storiche sono destinate ad assottigliarsi ancora.
Alcuni dati statistici. Abbiamo avuto sei continenti alla seconda fase, separando in due l’America, e una massiccia presenza del calcio asiatico, rappresentato dal Giappone e dalla Corea del Sud, con i nipponici addirittura primi nel girone che conteneva le favorite Germania (a casa) e Spagna. Proprio nel Girone E, per poco non passava la Costa Rica a scapito dei ragazzi di Luis Enrique: sarebbe stato ancora più fragoroso.

Il calcio africano

Anche il calcio africano ha messo un forte timbro su Qatar 2022: il Camerun ha battuto due giorni fa il Brasile, ridisegnato dal ct Tite, la Tunisia ha superato la forte Francia di Deschamps. Non è bastato alle due Nazionali per passare il turno, così come non è stato sufficiente al Ghana battere la Corea per qualificarsi, ma l’onore del Continente nero è più che salvo e in corsa ci sono ancora il Senegal, in campo stasera con l’Inghilterra, e il Marocco, martedì avversario della Spagna. La squadra di Ziyech, sorpresa del torneo, ha segnato un primato: un’africana non era mai riuscita a raggiungere 7 punti nel suo girone.

La caduta di alcune big

Altro elemento sul quale riflettere: nessuna squadra ha vinto tutte le partite, nessuna ha chiuso il suo girone a punteggio pieno. Indice di un livellamento generale. Nel 1982, esattamente 40 anni fa, alla seconda fase – 12 squadre su 24 totali di allora – erano giunte 10 europee e 2 sudamericane (Brasile e Argentina, entrambe nel nostro girone). Stavolta le europee sono state 8 su 16. La metà, non più la maggioranza. Il cambiamento sulla cartina è tracciato. La caduta imprevista di big come Germania e Belgio ha lasciato spazio al nuovo calcio. Ha impressionato il Marocco, ma anche i secondi tempi del Giappone, consumati a una velocità doppia dell’antico e un po’ bolso calcio del vecchio continente. È chiaro che nel proseguimento del Mondiale sarà più difficile per le emergenti compiere altri exploit, sebbene la stessa Australia abbia spaventato l’Argentina nel secondo tempo di ieri. Nel momento decisivo, la tradizione, l’abitudine a certe sfide e la tecnica dei singoli assumono rilievo maggiore. Si spiega così che nell’albo d’oro non ci siano né africane, né asiatiche. In un secolo, solo 8 nazionali (3 sudamericane e 5 europee) hanno alzato il trofeo, indice di quanti pesi la storia in alcuni frangenti.

L'aspetto variopinto

Ma di questo Mondiale resta comunque il senso di multiculturalità e l’aspetto variopinto, pure sulle tribune degli stadi, con una cornice fatta di tanta passione e tantissimi colori. Da almeno vent’anni il calcio si è fatto sempre più internazionale. Molti calciatori – Son e altri – sono atleti di prima fascia nei club di vertice in Europa, ma anche le proprietà estere nei principali campionato hanno alzato, nelle rispettive patrie, il livello di attenzione e dunque di partecipazione al movimento. Molti Paesi, un tempo ritenuti marginali o lontani, hanno spesso lavorato meglio del primo mondo, prendendo spunto dalle accademie francesi o belghe. Chissà se faremo in tempo a vedere la Coppa del Mondo fuori dall’ancien regime, ma un giorno giocoforza accadrà.

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