La volpe savoiarda
Spirito avventuriero, poliglotta, esperto, scaltro e carismatico, Renard è nato ai piedi delle Alpi, di fronte al Lago del Bourget: esattamente ad Aix-les-Bains, una delle principali città (insieme con Chambéry) dell’antica provincia del Ducato di Savoia. Savoiardo e dunque mezzo piemontese... Poco più di un centinaio di chilometri per arrivare al tunnel del Fréjus ed entrare in Italia da Bardonecchia. E altrettanti per raggiungere Torino, capitale sabauda. Il suo nome di battesimo deriva dal bretone Haerviu: è composto dagli elementi “haer” (battaglia) e “vy” (degno), quindi può essere interpretato come “degno della battaglia”. La variante inglese è Harvey. Tradotto in italiano, sul suo passaporto ci sarebbe scritto Erveo Volpe. Dunque un combattente e per di più furbo come una volpe (appunto “renard” in francese). “Nomen omen”, dicevano i latini: un nome, un destino...
A Cannes con Zidane
Sua madre Danielle, figlia di immigrati polacchi fuggiti dalla Seconda Guerra Mondiale, l’ha cresciuto da sola (abbandonata dal marito) barcamenandosi tra due lavori. Voleva che al figlio non mancasse niente, che potesse godersi le sue passioni. A 15 anni lo iscrive all’accademia del Cannes. Il vice-allenatore è un certo Wenger. Dal vivaio biancorosso sono usciti Vieira, Micoud, Frey e persino Zidane, di cui Hervé è stato compagno di squadra «anche se di sicuro lui non se lo ricorda», scherza oggi. Gioca da difensore centrale, soprattutto nelle serie minori, ma un brutto infortunio al ginocchio lo porta a smettere. A soli 29 anni.
Persino netturbino
Tre anni prima che la sua carriera da calciatore finisse, quando giocava ancora a Vallauris (tra Cannes e Juan-les-Pins) nel “Championnat National”, terza divisione, e prima di diventare – appena trentenne – allenatore del Draguignan (che condurrà a due promozioni in due stagioni), Hervé aveva fondato una piccola impresa di pulizie. Gliel’aveva suggerito un amico, Pierre Romero (che poi lo presentò a Le Roy), il quale possedeva già una cooperativa di servizi e un portafoglio di clienti da passargli: tutti nell’area di Antibes. Renard raccoglie la spazzatura dai residence, gestisce la contabilità, si occupa del commerciale. Il costante richiamo all’umiltà è uno dei suoi “refrain” preferiti: «Bisogna sempre ricordarsi da dove si viene. Ho passato otto anni ad alzarmi alle 3 del mattino, tutti i giorni, per svuotare cassonetti colmi di rifiuti».
Con la vedova di Metsu
Separato, tre figli (Candide, Kevin e Audrey), Hervé s’è risposato cinque anni fa a Saly, una settantina di chilometri a Sud di Dakar, con la seducente senegalese Viviane “Vivi” Dièye, vedova di Bruno Metsu (francese, biondo e occhi azzurri come lui, ex ct di Senegal, Guinea, Qatar, Emitati Arabi, eccetera) morto di cancro nell’ottobre del 2013 all’età di 59 anni e dal quale ha avuto a sua volta tre figli: Enzo, Noah e Maeva. Hervé e “Vivi” hanno lasciato l’amata Africa per trasferirsi a Riyadh a vivere nuove, esaltanti avventure.