Pagina 2 | Cristiano Ronaldo, l’addio allo stipendio United e le possibili destinazioni

LONDRA - Non ci sarà nessuna guerra a colpi di carte bollate. Cristiano Ronaldo e il Manchester United hanno deciso di separarsi pacificamente e di comune accordo, rinunciando a trascinare nelle aule di un tribunale una questione che, a seguito dell’intervista rilasciata dal portoghese a Piers Morgan, rischiava di generare un conflitto che non avrebbe giovato a nessuna delle parti in causa. «Cristiano Ronaldo lascerà il Manchester United di comune accordo, con effetto immediato. Il club lo ringrazia per il suo immenso contributo in due periodi all’Old Trafford, in cui ha segnato 145 gol in 346 presenze, e augura a lui e alla sua famiglia ogni bene per il futuro». Recita così il comunicato apparso sul sito dei Red Devils nel tardo pomeriggio di ieri e con il quale il club inglese ha ufficializzato l’addio del cinque volte Pallone d’Oro, tornato a Manchester poco più di un anno fa dopo aver detto addio alla Juventus. Il portoghese, dunque, rinuncia ai 16 milioni di sterline (18,5 milioni di euro) che da contratto ancora avrebbe dovuto percepire dai Red Devils; il club, invece, fa finta che le gravi accuse lanciate da CR7 contro la proprietà, i nuovi e i vecchi compagni di squadra e, in generale, contro le stesse ambizioni dello United, non siano mai state pronunciate, astenendosi pertanto dal citarlo in giudizio per rispondere dell’eventuale danno d’immagine. Il tutto in una fase alquanto delicata per la proprietà, considerato che i Glazer hanno deciso di iniziare ad ascoltare offerte da eventuali acquirenti. Da oggi, quindi, il fuoriclasse di Funchal (che ha salutato con un messaggio comunque affettuoso: «Amo il Manchester United ed i suoi tifosi e questo non cambierà mai. Nonostante ciò credo che per me fosse arrivato il momento per una nuova sfida») è nuovamente libero di accasarsi altrove.

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Nessuna clausola anti-Premier

Da quanto emerge, i Red Devils non avrebbero imposto al portoghese alcuna clausola che gli proibisca di accordarsi sin da subito con un altro club di Premier. Dunque, l’ipotesi Chelsea, la squadra che più di tutte in Inghilterra sarebbe interessata a CR7, soprattutto per volontà del nuovo numero uno dei Blues, l’uomo d’affari americano Todd Boehly, resta in piedi. Boehly, però, attratto principalmente dall’effetto benefico che l’ingaggio di Ronaldo avrebbe in termini di espansione del marchio Chelsea nei mercati nordamericano e asiatico, dovrebbe, come già accaduto con Tuchel in estate, vincere le resistenze del nuovo allenatore, Graham Potter. Il tecnico inglese non sarebbe assolutamente convinto che l’operazione possa regalargli reali benefici. Ovviamente, anche alla soglia dei 38 anni il valore del portoghese non si discute. E non sarà certamente Potter il primo a farlo. I numeri, mai come nel suo caso, parlano: CR7, anche nella scorsa disastrosa stagione dello United, è stato comunque il capocannoniere della squadra con 24 reti totali. A preoccupare l’ex tecnico del Brighton è, però, la gestione del portoghese. Potter è intento a stilare una lunga lista di calciatori di cui poter fare a meno, con l’idea di iniziare a costruire un Chelsea più giovane e in linea con le sue idee tattiche. L’ex Juve e Real Madrid, comprensibilmente, non può fa parte di questo piano di ringiovanimento. Inoltre, CR7 si sente ancora un protagonista assoluto e non accetta di essere messo in discussione. Le ultime vicende con lo United e il (non) rapporto con ten Hag ne sono una chiara dimostrazione.

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Ronaldo in MLS?

Oltre al Chelsea, fra le altre possibili destinazioni europee resta in piedi solo quella più intrisa di romanticismo: un ritorno allo Sporting, una scelta che prescinderebbe da qualsiasi discorso economico diventando una questione di puro cuore. Un’altra nuova sfida può essere l’Mls americana, dove già sono andati a svernare tanti campioni. Diametralmente opposta, invece, sarebbe la scelta di cedere alle lusinghe orientali. Lo ha ammesso lo stesso Ronaldo proprio nell’intervista che ha scatenato il putiferio: «350 milioni per due anni in Arabia Saudita? È tutto vero. Non sono andato perché pensavo di poter essere ancora felice allo United». Intanto, dopo aver ottenuto la rescissione, Jorge Mendes è già all’opera per garantire al suo assistito l’ultimo contratto della carriera. Cristiano, invece, che si appresta a vivere il suo ultimo Mondiale da svincolato, ha un solo pensiero per la testa: vincerlo.

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Nessuna clausola anti-Premier

Da quanto emerge, i Red Devils non avrebbero imposto al portoghese alcuna clausola che gli proibisca di accordarsi sin da subito con un altro club di Premier. Dunque, l’ipotesi Chelsea, la squadra che più di tutte in Inghilterra sarebbe interessata a CR7, soprattutto per volontà del nuovo numero uno dei Blues, l’uomo d’affari americano Todd Boehly, resta in piedi. Boehly, però, attratto principalmente dall’effetto benefico che l’ingaggio di Ronaldo avrebbe in termini di espansione del marchio Chelsea nei mercati nordamericano e asiatico, dovrebbe, come già accaduto con Tuchel in estate, vincere le resistenze del nuovo allenatore, Graham Potter. Il tecnico inglese non sarebbe assolutamente convinto che l’operazione possa regalargli reali benefici. Ovviamente, anche alla soglia dei 38 anni il valore del portoghese non si discute. E non sarà certamente Potter il primo a farlo. I numeri, mai come nel suo caso, parlano: CR7, anche nella scorsa disastrosa stagione dello United, è stato comunque il capocannoniere della squadra con 24 reti totali. A preoccupare l’ex tecnico del Brighton è, però, la gestione del portoghese. Potter è intento a stilare una lunga lista di calciatori di cui poter fare a meno, con l’idea di iniziare a costruire un Chelsea più giovane e in linea con le sue idee tattiche. L’ex Juve e Real Madrid, comprensibilmente, non può fa parte di questo piano di ringiovanimento. Inoltre, CR7 si sente ancora un protagonista assoluto e non accetta di essere messo in discussione. Le ultime vicende con lo United e il (non) rapporto con ten Hag ne sono una chiara dimostrazione.

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