Mondiali, Serbia nella bufera: tutta colpa di una bandiera

Le telecamere all’interno dello spogliatoio hanno catturato un dettaglio che non è passato inosservato
Mondiali, Serbia nella bufera: tutta colpa di una bandiera

In Serbia e nella Serbia (sì, insomma, la squadra in Qatar) si discute in merito a quanto visto in campo, nella partita persa 2-0 contro il Brasile: il commissario tecnico Dragan Stojkovic ieri ha tenuto a rapporto il gruppo in campo, prima dell’inizio della seduta d’allenamento, facendo un discorso assai coinvolgente all’insegna del “valete ben di più di quel poco fatto nella partita di debutto, credeteci” e culminato con un fragoroso applauso di Vlahovic e compagni.  Ma nel resto del mondo si discute di più di quanto visto, invece, prima della partita. Vale a dire le immagini televisive dello spogliatoio serbo in cui si notava, appesa agli armadietti di due giocatori, una versione della bandiera nazionale con una mappa che includeva il Kosovo come parte del Paese e stampata con lo slogan “non ci sarà resa”. L’ex provincia jugoslava a maggioranza albanese ha dichiarato nel 2008 l’indipendenza dalla Serbia, che Belgrado si rifiuta di riconoscere.

La protesta del Kosovo

Il ministro dello sport del Kosovo, Ceku, ha protestato: "Ci aspettiamo azioni concrete dalla Fifa considerando che il Kosovo è un membro a pieno titolo della Fifa e della Uefa". E ancora, ha affermato la Federcalcio kosovara in un comunicato stampa sul proprio sito web: "Un simile atto sciovinista non ha posto negli eventi sportivi e ancor meno all’interno degli spazi in cui si svolge il più grande evento calcistico mondiale. È inaccettabile che questo atto passi sotto silenzio e chiediamo con insistenza che la Fifa applichi rigorosamente le sue regole e punisca la Federcalcio serba per questo atto aggressivo contrario ai valori che il calcio trasmette".

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