Quanto pesano nel percorso di crescita gli allenamenti alla Continassa con la prima squadra?
«L’emozione della prima volta è stata unica, avevo conosciuto Ronaldo e avevamo anche parlato un po’: non ci credevo quasi, tremavo dall’emozione. E ho capito che “fino alla fine” non è solo un motto, lo si vive proprio lì».
Quanto aiuta vedere i compagni approdare da Allegri, come capitato a Barrenechea nel derby?
«Ci stimola a cercare continuamente il salto di qualità. A Enzo ho chiesto se giocasse poco prima della partita: “Sì, hermano”. Gli ho risposto: “Stai tranquillo, perché sei forte: dimostra semplicemente quanto vali”».
A proposito di giovani: ha giocato con Miretti, Fagioli, Iling e Soulé, chi l’aveva impressionata di più?
«Con loro ho giocato tante partite in Primavera e ancora oggi ci chiediamo come abbiamo fatto a non vincere nemmeno un trofeo. Quello che mi ha colpito più di tutti è Soulé, la qualità del suo mancino è clamorosa».
Testa, fisico, tecnica: cosa le è servito di più per arrivare fino a qui?
«La mentalità è l’aspetto più importante. Madre natura mi ha dotato di velocità e forza fisica per poter stare ad alti livelli, ma io devo continuare a lavorarci su ogni giorno».
Dove si vede Sekulov tra un anno?
«Spero nella Juventus, in Serie A e in Champions League».