TORINO - Tra i tifosi e gli addetti ai lavori l’interrogativo gira: chissà a che punto sarebbero Juventus Next Gen e Primavera ad allenatori invertiti. Perché è inevitabile pensare a quanto sia abile Massimo Brambilla a lavorare con i giovani e i giovanissimi ed è impossibile non pensare a quanto servirebbero il carisma e l’esperienza di Paolo Montero in un torneo duro e imprevedibile come la Serie C. Esaurite le riflessioni retoriche, è necessario calarsi nella realtà che vede la Next Gen, almeno in campionato, annaspare come mai era successo prima: tre vittorie, due pareggi e sette sconfitte, l’ultima domenica contro una Carrarese apparsa superiore e in pieno controllo, pur non essendo proprio una corazzata del girone B.
Next Gen per valorizzare i gioielli in vetrina
Dire che la Juventus Next Gen sia in crisi di risultati è una realtà non smentibile, per quanto triste: undici punti, penultimo posto in classifica, in solitaria, davanti solo alla Fermana ferma a quota sette. Sì, la zona salvezza non è così lontana, però le perplessità stavolta sono anche tecniche: ogni anno la squadra si deve reinventare, in un continuo via vai anche durante la stagione, nella quotidianità della settimana. Del resto l’obiettivo primario della seconda squadra non è raggiungere un preciso obiettivo di classifica, ma valorizzare i gioiellini in vetrina e prepararli per il salto in prima squadra. È successo tante volte in questi anni, ma senza andare tanto lontano si può prendere come esempio la passata stagione, quando c’erano i vari Iling Jr, Barbieri (ora al Pisa in Serie B), Soulé e Barrenechea (in prestito al Frosinone ma già inseriti stabilmente nel gruppo di Allegri). Quest’anno la continuità di risultati non è ancora stata trovata e chi potrebbe fare la differenza - come il turco-tedesco Yildiz - ogni tanto scende in Serie C, ma è stato ormai nei ranghi della prima squadra in via ufficiale.