Chiellini: “La notte non dormivo più. Yildiz? Diverso da tutti gli altri"

Il responsabile della Next Gen ha ripercorso tutto il progetto dell'Under 23 bianconera, tra giocatori in rampa di lancio e obiettivi futuri

Un viaggio all'interno della Juventus Next Gen accompagnati dal responsabile Claudio Chiellini. Il dirigente bianconero, intervistato dal magazine "Ultimo Uomo", si è raccontato senza filtri, sviscerando il mondo dei giovani juventini che nel campionato di Serie C stanno dando grandi soddisfazioni al club. E, soprattutto, mettendo su giocatori del calibro di Yildiz, Mbangula e Savona tutti oggi stabilmente in prima squadra. Dalle origini al difficile inizio di questa stagione, tanti i temi toccati e approfonditi. Gli fanno eco anche Nicolò Savona e Massimo Brambilla che hanno affidato alla medesima rivista la loro esperienza.

Next Gen, Chiellini racconta la nascita del progetto e le "polemiche"

Il "viaggio" bianconero non poteva non partire dalle origini del progetto, a circa dieci anni fa: "Noi abbiamo studiato e immaginato questo sistema già nel 2015, facendo venire a Vinovo durante l'estate tutti i calciatori che tornavano dai prestiti, di proprietà della Juventus, e facendoli allenare in attesa di novità dal mercato. Veniva dato loro un allenatore e uno staff, oltre ovviamente alle strutture e tutto il resto, e si organizzavano amichevoli. Insomma, una visione di questo tipo c’era già da tempo. Ma se fino al 2018 era solo un'idea, poi è diventata una cosa concreta. Ricordo i problemi iniziali, il primo anno con Zironelli (l'allenatore di allora, ndr), la difficoltà enorme a creare e trasmettere ai ragazzi un'identità di squadra; perché erano tutti giovani cresciuti nelle giovanili, o di rientro dai prestiti, che giocavano con la maglia della Juventus ma che, non avendo un seguito e rappresentando una completa novità nel panorama italiano, dovevano creare da zero la propria identità".

Intorno alle "squadre B", come volgarmente definite, sono nate diverse polemiche: "In Italia è sempre difficile modificare gli equilibri consolidati, basta vedere quante polemiche accompagnano le seconde squadre quando vanno in giro sui campi - afferma Chiellini -. Io penso però che sia soltanto un discorso di abitudine, e spero che nei prossimi anni ne nascano altre. La verità è che la Serie B ha sempre respinto questa idea, dicendo che non avrebbe comunque voluto le seconde squadre in caso di promozione. E questo pensando, erroneamente, che sia facile per una seconda squadra vincere il campionato in C, essere pronta per la B".

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Chiellini sulle difficoltà in campionato e il timore di una "retrocessione"

La Next Gen ha avuto un inizio di stagione a dir poco complicato, prima dell'avvicendamento tra Montero e Brambilla che ha svoltato il campionato: "All'inizio è sempre complicato, perché si ricomincia con un gruppo al 60-70% nuovo, e i giocatori che vengono dalla Primavera non sono ancora pronti. E per questo è sempre difficile trovare quell'equilibrio nei primi mesi: lo confermano gli ultimi anni, che sono sempre stati in miglioramento guardando il rendimento sul campo. Ma se prendi i risultati con le squadre di vertice, nella parte finale della stagione o nei playoff, si vede tanto la mancanza di esperienza. E io credo sia normale a quell’età non essere ancora pronti per occasioni del genere".

E sui timori di una retrocessione, che all'inizio sembrava poter essere presa in considerazione visti i risulatati: "Noi abbiamo passato mesi all'inizio dell'anno in cui eravamo ultimi in classifica, sembrava ci fosse il rischio concreto di non riuscire a raddrizzare le cose, ed è stato pesante. E posso dirvi che io non ci dormivo la notte, con la paura di retrocedere. In verità però, e lo dico dopo aver sentito discorsi su situazioni analoghe di altre squadre, la retrocessione secondo me può anche far parte del percorso. All'estero, in Spagna e in Germania, è la normalità sia vincere campionati ed essere promossi, sia retrocedere. Il percorso continua, e la Serie D sarebbe comunque una categoria difficile e allenante per una seconda squadra di giovani. Oggi non è così ampia la differenza tra la Serie D, o almeno le sue prime 10 squadre, e le ultime 10 di Serie C. Bisognerebbe dare la possibilità di iscrivere le seconde squadre in Serie D, visto che ovviamente non è facile trovare spazio in Serie C. Permetterebbe a chi oggi magari ha problematiche con gli stadi e di bilancio, di partire con il progetto, capirne i pregi, i difetti, le difficoltà e poi di costruire con il tempo delle squadre con cui stabilirsi in Serie D o anche in Serie C. In tanti altri Paesi funziona così, non vedo perché in Italia no. Sarebbe un incentivo per tante squadre".

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Da Yildiz a Mbangula, quanti giovani Next Gen in prima squadra

Sono tanti i giocatori, diventati "gioielli bianconeri" lanciati e in rampa di lancio: "Yildiz era davvero speciale, aveva caratteristiche spiccatamente diverse dagli altri, e infatti ora è il numero 10 della Juventus. Savona, Mbangula e Rouhi invece non hanno sempre fatto i titolari in Next Gen, negli ultimi due anni. Anzi, Savona per un certo periodo aveva fatto la spola tra Primavera e Next Gen, prima di prendersi una maglia da titolare; Rouhi la scorsa stagione non è stato quasi mai impiegato - afferma Chiellini -, almeno fino a dicembre; e Mbangula è stato un giocatore, anche per via degli infortuni, che non ha mai avuto grande continuità".

E sugli obiettivi futuri, Chiellini è molto chiaro: "Nei primi anni della Next Gen, e fino al 2020, il nostro obiettivo era vincere il campionato e portare la seconda squadra in Serie B, con l'idea che avrebbe permesso di tenere tutti i migliori giocatori all'interno della Juventus. In verità ci siamo resi conto con il tempo che non è necessariamente quella la dimensione, perché i migliori giocatori - soprattutto con l'occasione di giocare con un po' di costanza in prima squadra, come stiamo vedendo - li puoi tenere e valorizzare lo stesso".

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Savona: "Stare alla Juve un grande vantaggio"

Nicolò Savona, intercettato dai microfoni di "Ultimo Uomo", parla così della Juventus in generale e della Next Gen: "Siamo abituati al campionato giovanile, dove affrontiamo solo coetanei. Lì manca l'esperienza e l'astuzia che hanno giocatori più grandi, di 25-30 anni, che sono nel calcio da tanto tempo. Inoltre, si fanno esperienze significative negli spogliatoi e si gioca in stadi importanti, il che aiuta a crescere molto. Passare dalla Serie C alla Serie A è complicato, perché ci sono due divisioni di differenza. Però, credo che allenandosi con costanza a un certo tipo di preparazione, ritmo e con compagni di livello, le difficoltà diminuiscono col tempo, proprio perché l'adattamento è graduale".

Il livello bianconero è altissimo: "Rimanere sempre in un club come la Juventus è un grande vantaggio, perché offre molte più risorse rispetto ad altre squadre. Ad esempio, dopo aver giocato nelle giovanili, sono andato un anno in prestito alla Spal e ho subito notato le differenze. Non fraintendermi, mi sono trovato molto bene alla Spal e ho un ottimo ricordo di quell'esperienza, ma è certo che le strutture, le persone e gli standard di alto livello che la Juventus mette a disposizione non si trovano facilmente altrove".

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Brambilla: "Serie C campionato impegnativo"

Il tecnico della Next Gen Massimo Brambilla ha preso la guida della formazione bianconera a campionato in corso e ne ha ribaltato le sorti. A "Ultimo Uomo" ha raccontato il suo punto di vista sul progetto: "Per i giovani provenienti dalle giovanili c'è un grande cambiamento. Molti di loro arrivano proprio da lì. Oltre al livello, la Serie C è più impegnativa fisicamente e con giocatori più navigati, anche gli scopi cambiano: nelle giovanili, tutte le squadre della Juventus puntano a vincere, quindi i ragazzi sono abituati a competere per il successo. Invece, in questa categoria più difficile, lo scopo è migliorare, fare del proprio meglio e vedere cosa si può raggiungere, magari i playoff. Ma l'obiettivo primario è un campionato senza problemi".

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Un viaggio all'interno della Juventus Next Gen accompagnati dal responsabile Claudio Chiellini. Il dirigente bianconero, intervistato dal magazine "Ultimo Uomo", si è raccontato senza filtri, sviscerando il mondo dei giovani juventini che nel campionato di Serie C stanno dando grandi soddisfazioni al club. E, soprattutto, mettendo su giocatori del calibro di Yildiz, Mbangula e Savona tutti oggi stabilmente in prima squadra. Dalle origini al difficile inizio di questa stagione, tanti i temi toccati e approfonditi. Gli fanno eco anche Nicolò Savona e Massimo Brambilla che hanno affidato alla medesima rivista la loro esperienza.

Next Gen, Chiellini racconta la nascita del progetto e le "polemiche"

Il "viaggio" bianconero non poteva non partire dalle origini del progetto, a circa dieci anni fa: "Noi abbiamo studiato e immaginato questo sistema già nel 2015, facendo venire a Vinovo durante l'estate tutti i calciatori che tornavano dai prestiti, di proprietà della Juventus, e facendoli allenare in attesa di novità dal mercato. Veniva dato loro un allenatore e uno staff, oltre ovviamente alle strutture e tutto il resto, e si organizzavano amichevoli. Insomma, una visione di questo tipo c’era già da tempo. Ma se fino al 2018 era solo un'idea, poi è diventata una cosa concreta. Ricordo i problemi iniziali, il primo anno con Zironelli (l'allenatore di allora, ndr), la difficoltà enorme a creare e trasmettere ai ragazzi un'identità di squadra; perché erano tutti giovani cresciuti nelle giovanili, o di rientro dai prestiti, che giocavano con la maglia della Juventus ma che, non avendo un seguito e rappresentando una completa novità nel panorama italiano, dovevano creare da zero la propria identità".

Intorno alle "squadre B", come volgarmente definite, sono nate diverse polemiche: "In Italia è sempre difficile modificare gli equilibri consolidati, basta vedere quante polemiche accompagnano le seconde squadre quando vanno in giro sui campi - afferma Chiellini -. Io penso però che sia soltanto un discorso di abitudine, e spero che nei prossimi anni ne nascano altre. La verità è che la Serie B ha sempre respinto questa idea, dicendo che non avrebbe comunque voluto le seconde squadre in caso di promozione. E questo pensando, erroneamente, che sia facile per una seconda squadra vincere il campionato in C, essere pronta per la B".

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