Un viaggio all'interno della Juventus Next Gen accompagnati dal responsabile Claudio Chiellini. Il dirigente bianconero, intervistato dal magazine "Ultimo Uomo", si è raccontato senza filtri, sviscerando il mondo dei giovani juventini che nel campionato di Serie C stanno dando grandi soddisfazioni al club. E, soprattutto, mettendo su giocatori del calibro di Yildiz, Mbangula e Savona tutti oggi stabilmente in prima squadra. Dalle origini al difficile inizio di questa stagione, tanti i temi toccati e approfonditi. Gli fanno eco anche Nicolò Savona e Massimo Brambilla che hanno affidato alla medesima rivista la loro esperienza.
Next Gen, Chiellini racconta la nascita del progetto e le "polemiche"
Il "viaggio" bianconero non poteva non partire dalle origini del progetto, a circa dieci anni fa: "Noi abbiamo studiato e immaginato questo sistema già nel 2015, facendo venire a Vinovo durante l'estate tutti i calciatori che tornavano dai prestiti, di proprietà della Juventus, e facendoli allenare in attesa di novità dal mercato. Veniva dato loro un allenatore e uno staff, oltre ovviamente alle strutture e tutto il resto, e si organizzavano amichevoli. Insomma, una visione di questo tipo c’era già da tempo. Ma se fino al 2018 era solo un'idea, poi è diventata una cosa concreta. Ricordo i problemi iniziali, il primo anno con Zironelli (l'allenatore di allora, ndr), la difficoltà enorme a creare e trasmettere ai ragazzi un'identità di squadra; perché erano tutti giovani cresciuti nelle giovanili, o di rientro dai prestiti, che giocavano con la maglia della Juventus ma che, non avendo un seguito e rappresentando una completa novità nel panorama italiano, dovevano creare da zero la propria identità".
Intorno alle "squadre B", come volgarmente definite, sono nate diverse polemiche: "In Italia è sempre difficile modificare gli equilibri consolidati, basta vedere quante polemiche accompagnano le seconde squadre quando vanno in giro sui campi - afferma Chiellini -. Io penso però che sia soltanto un discorso di abitudine, e spero che nei prossimi anni ne nascano altre. La verità è che la Serie B ha sempre respinto questa idea, dicendo che non avrebbe comunque voluto le seconde squadre in caso di promozione. E questo pensando, erroneamente, che sia facile per una seconda squadra vincere il campionato in C, essere pronta per la B".
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