Calciopoli, Bertini: «Io, assolto tra le schede e Biscardi»

«Avevano continuato a ritenermi colpevole perché Moggi mi aveva difeso mentre parlava al telefono con il giornalista»
Calciopoli, Bertini: «Io, assolto tra le schede e Biscardi»

TORINO - Un giorno di primavera di nove anni fa, Paolo Bertini trovò la sua casa assediata da telecamere e giornalisti. Cercavano il mostro. L’uomo che aveva taroccato Juventus-Milan, il sodale più fedele di Luciano Moggi e della sua cupola per alterare i campionati. La scorsa settimana, il marciapiede era deserto, eppure una notizia c’era: Paolo Bertini era stato assolto dalla Cassazione che aveva anato le sentenze di condanna nei suoi confronti. Dopo aver coraggiosamente rinunciato alla prescrizione, l’ex arbitro aretino vinceva l’ultima battaglia, cancellando anche gli ultimi dubbi sulla sua onestà. E così si è goduto lo stesso, anche senza telecamere, la fine di un incubo assurdo.

ACCUSA E DIFESA - «Il mio capo di imputazione era quello di associazione per delinquere con cinque frodi (Siena-Juve, Juve-Milan, Fiorentina-Bologna, Siena-Messina, Inter-Fiorentina; ndr) e nel primo grado di giudizio sono stato assolto da tutto, tranne che da Juventus-Milan, per la quale sono stato condannato anche in appello. Perché? Forse perché serviva tenere in piedi l’accusa per la partita più eclatante, quella che poteva decidere lo scudetto. Per accusarmi avevano usato una scheda svizzera. Ovvero avevano associato una delle famigerate sim a me, solo perché si collegava spesso da Arezzo. Ma io quella sim non l’ho mai vista e sono riuscito a dimostrarlo perché, secondo gli inquirenti, avrei avuto contatti con Romeo Paparesta (ex arbitro e padre Gianluca, che aveva ammesso di possedere la sim; ndr) usando quell’utenza. Ma lo stesso Paparesta ha dichiarato di non avermi mai chiamato e questo ha smontato l’accusa, così come il fatto che il tabulato del mio cellulare personale non corrispondeva a quello della sim svizzera: si connettevano a celle differenti e distanti... E io non potevo essere in due luoghi differenti». «Insomma, cadono tutte le accuse tranne quella di Juventus-Milan. E sapete perché? Perché c’è un’intercettazione in cui Moggi, qualche giorno dopo, difende il mio operato con Biscardi! Ma vi rendete conto? Io farei parte dell’associazione perché Moggi mi difende in una telefonata con un giornalista. Il bello è che se non avessero selezionato le telefonate in modo disonesto, avrebbero messo anche quella in cui lo stesso Moggi suggerisce a Biscardi di bastonarmi in trasmissione perché avevo avvantaggiato il Milan contro l’Atalanta, cosa per altro vera, ma per un mio clamoroso errore, mica per malafede».

IL MILAN AIUTATO - «Me lo ricordo quel fallo di Nesta da ultimo uomo. Una cosa clamorosa... Mi fidai dell’assistente e lasciai correre senza espellerlo. Negli spogliatoi Delio Rossi era incazzato come un lupo, voleva mangiarmi. Gli chiesi scusa: gli arbitri sbagliano, come tutti gli uomini. Ma il bello è che quell’errore avvantaggiò la principale concorrente della Juventus: che cavolo di associato sarei? Avvantaggio il Milan? L’abbiamo detto in primo grado e in appello, ma niente. Abbiamo provato anche con la matematica: avevo arbitrato sei volte il Milan e aveva fatto 14 punti su 6 partite, con una media di 2,6 molto superiore alla media punti del Milan in quella stagione; mentre avevo arbitrato la Juventus 3 volte: una vittoria a Siena e due pareggi, media punti inferiore alla media punti della Juventus di quella stagione. Ero un po’ scarso come associato, no? Per fortuna che lo ha capito la Cassazione, per fortuna mi ha aiutato il mio avvocato Messeri che ha sempre creduto in questa linea».

SIM MISTERO - «Le schede svizzere? Non so se sono esistite nel modo in cui le hanno raccontate. Romeo Paparesta e Paolo Bergamo, per esempio, hanno ammesso di averle ricevute. Gli arbitri in attività no... Anche le indagini sulle schede svizzere sono un po’ strane: potevano essere intercettate, ma ufficialmente non lo hanno fatto. Anche se poi è emerso che qualcuna è stata intercettata, ma il risultato è stato omesso, forse perché non favorevole all’accusa. E perché non hanno incrociato i tabulati “svizzeri” con quelli dei nostri cellulari, per verificare che fossero agganciati alla stessa cella? E, infine, come si fa ad accettare che su 170.000 mila intercettazioni, molte delle quali dalle quattro utenze di Moggi, l’ex dg della Juventus non parla mai, e dico mai, di calciomercato? Ma come, il re del mercato che non fa una telefonata per preparare una trattativa? Non è credibile! E’ credibile, invece, che come ha detto lui stesso, usasse le schede svizzere per il calciomercato, onde evitare di essere intercettato da chi lo spiava (vedi processo Telecom e indagini illegali di Tavaroli & C.; ndr). Quanti misteri sono finiti in prescrizione... Perché io non sono mica tanto d’accordo che la prescrizione “salvi” gli imputati. In certi casi serve anche alla parte accusatoria per non vedere crollare un impianto con tante pecche. E forse questo è uno di quei casi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Serie A, i migliori video