SuperMax e SuperGasp

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L’orgoglio del Milan, falcidiato dalle assenze, non è stato sufficiente per opporsi alla Juve schiacciasassi che ha cancellato subito lo choc United, ha stabilito un altro record senza precedenti (34 punti in 12 partite: 11 vittorie e 1 pareggio; 26 gol segnati, tanti quanti il Napoli e 8 subiti, miglior difesa del torneo), ha riportato a 6 i punti di vantaggio sull’irriducibile Napoli, protagonista di una marcia comunque strepitosa. Mario Mandzukic, Wojciech Szczesny e Cristiano Ronaldo sono stati i giganti a San Siro: il croato, con il suo stacco perentorio ha rapidamente indirizzato la partita; il polacco ha parato il quattordicesimo rigore in carriera, procurando un’atroce delusione a Higuain che di penalty, da quando gioca in Italia ne ha sbagliati 6 su 18 e dando un calcio agli strali piovutigli addosso dopo il Manchester; il portoghese è stato implacabile come solo lui sa essere sotto porta, realizzando la sua prima rete su azione al Meazza. La schietta disamina post partita di Gattuso, che non ha cercato né alibi né attenuanti, fa onore alla sua onestà, così come l’invito a Higuain a scusarsi per avere sbroccato con Mazzoleni, guadagnando il cartellino rosso in un palese stato di frustrazione.

L’allenatore del Milan accosta la Juve al Barcellona e al City, definendola «una delle squadre più forti d’Europa». Ringhio dice il vero e rivolge il complimento più lusinghiero ad Allegri, ancora una volta stratega vincente. Max ha serrato i ranghi dopo lo scivolone in Champions; ha ritrovato Mandzukic al momento giusto; ha gestito con arguzia il ritorno a San Siro di Bonucci che l’ex milanista ha vissuto da spettatore, incurante degli indecenti e rivoltanti insulti di cui è stato bersaglio. A dimostrazione, come dice Ancelotti, che il problema in diversi stadi del Belpaese è l’inciviltà endemica di molti che li popolano.

Oggi a Coverciano gli allenatori della Serie A assegnano la Panchina d’Oro: Allegri ne ha già vinte tre ed è un candidato naturale per la quarta. Ma in lizza merita di esserci anche Gian Piero Gasperini, artefice massimo del prepotente ritorno atalantino in zona Europa. La quarta vittoria consecutiva della Dea è stata il capolavoro del signore di Grugliasco. Egli ha impartito una severa lezione di calcio all’Inter, letteralmente tramortita e irriconoscibile rispetto alla squadra delle sette vittorie consecutive in campionato e della brillante prova in Champions al cospetto del Barcellona. In un anno e mezzo, Gasperini ha visto partire Gagliardini, Conti, Kessie, Caldara, Spinazzola e Petagna, consentendo alla sua società di stabilire il record di fatturato. Percassi l’ha ripagato prolungandogli il contratto dopo la delusione di Copenaghen; Gasp ha ricostruito un’altra Dea Felix. Ci sono vittorie che valgono panchine d’oro.

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