Barella, Sensi e gli altri: viva la giovane Italia

Barella, Sensi e gli altri: viva la giovane Italia© Inter via Getty Images

Ormai ci siamo. Quattro giorni e - finalmente! - tornerà il campionato. Già, perché è stata una lunga estate, senza quei grandi avvenimenti che compensano la voglia di calcio giocato. Stavolta, invece, il campionato ci introdurrà, ci porterà di corsa, verso un Europeo a cui - dimenticata la cocente delusione Mondiale dello scorso anno - ci presenteremo con una squadra non solo rinnovata nello staff, negli uomini e nelle ambizioni. Sì, perché a questa manifestazione arriveremo anche abbattendo uno dei vecchi slogan a cui siamo stati abituati per anni: i giovani ci sarebbero anche, peccato che non riescano a trovare un posto, peccato che i nostri allenatori non siano abbastanza coraggiosi nel lanciarli.

Ecco, è forse questa l’autentica novità del campionato che sta per cominciare. Sarà un campionato in cui i giovani italiani ci arrivano da protagonisti, anche in squadre di vertice. Siamo garantitissimi a livello di giovani portieri, con Donnarumma ad esempio ma anche con Meret che avrà anche la possibilità di aumentare l’esperienza internazionale in Champions League. Difensori ancora giovani come Romagnoli sono simboli e perni fondamentali delle loro squadre, giocatori come Emerson Palmieri a 25 anni sono già protagonisti nelle Coppe Europee; a centrocampo, accanto a gente come Verratti e Jorginho, ci sarà gente capace di misurarsi al vertice del campionato italiano. Pensate a Barella e Sensi, perni fondamentali dell’Inter di Conte. Pensate a Cristante, Zaniolo e Pellegrini, titolarissimi della nuova Roma di Fonseca. Senza dimenticare la crescita scontata di Tonali, che si cimenterà per la prima volta in serie A, in un ruolo centrale non solo per la posizione in campo. E poi Bernardeschi, sempre più in ascesa nella Juve di Ronaldo; Chiesa, a cui la Fiorentina ha affidato le chiavi della squadra; Kean che è andato all’Everton in cerca di spazio e di gloria, oppure Belotti e Zaza che stanno alimentando i legittimi sogni del Torino. Insomma, mai come stavolta gli italiani - anche i più giovani - sono fondamentali nelle loro squadre e destinati dunque a mettersi alla prova, a fare quell’esperienza che poi può risultare decisiva in un torneo internazionale.

È su queste basi che nasce la nuova stagione, con un altro italiano che non è più l’eterna promessa, il potenziale campione, l’uomo nuovo del nostro calcio; ma che proprio per questo, per il ruolo per lui “originale” che interpreta - stavolta soltanto di calciatore - può essere la vera, autentica, sorpresa. Il riferimento è a Mario Balotelli, che dopo aver fatto parlare di sé più fuori che in campo, dopo essere andato in giro per l’Europa accompagnato dalla necessità di stupire, più ancora che di giocare, ha deciso di ripartire per la prima volta soltanto dal campo, rinunciando a ingaggi ancora superiori e destinazioni forse più adatte al personaggio che all’atleta, dicendo sì al progetto del Brescia, fatto da conoscitori autentici di questo mondo. Perché in tanti alla domanda su chi indicherebbero come il presidente con più conoscenze di calcio, probabilmente - anzi senza probabilmente - risponderebbero sicuramente Cellino.

Con queste premesse, in una piazza competente come Brescia, nella sua nuova dimensione del calciatore alla ricerca soltanto di se stesso, è forte l’impressione che Balotelli possa davvero stupire soltanto in campo. Ecco, mi sbilancio: con i suoi gol - dico almeno una quindicina - parteciperà anche lui alla stagione che - di corsa - ci porterà all’Europeo. All’Europeo di un’Italia che ci auguriamo protagonista.

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