Inter-Juve, l’analisi tattica: così Sarri ha vinto il derby d'Italia

Il tecnico ha scelto Dybala per sparigliare: la Joya e Cristiano Ronaldo non hanno dato punti di riferimento ai centrali. Bernardeschi trequartista “marcatore” per schermare Brozovic. I nerazzurri hanno puntato su ripartenze e sfruttamento delle fasce, ma i bianconeri hanno concesso pochi cambi di campo puliti

TORINO - Tre centrali? Nessun centravanti. Per sfidare la difesa meno battuta del campionato, imperniata su tre giocatori fisicamente dominanti e come Godin, De Vrji e Skriniar, Sarri sceglie di giocare senza un punto di riferimento centrale, preferendo Dybala a Higuain. Gli attaccanti della Juve inizialmente sono così la Joya e Ronaldo, due seconde punte, che amano allargarsi (CR7 a sinistra e l’argentino a destra) e andare incontro ai centrocampisti a giocare la palla. Lo svariare continuo dei due bianconeri ha concesso ai centrocampisti di avere sempre un uomo in più con cui dialogare, eludendo spesso la grande aggressività dei giocatori dell’Inter e chiamando fuori i difensori interisti, per i quali peraltro difendere in avanti è la strategia di base. Situazione che ha permesso alla squadra di Sarri di essere pericolosa sulle verticalizzazioni da dietro. Il gol di Dybala racchiude tutto: Ronaldo fraseggia a centrocampo attirando in avanti Godin e De Vrij, mentre sul successivo lancio di Pjanic la Joya tagliato tutto il campo, costringendo Skriniar, centrale di sinistra, a seguirlo sul settore opposto in una situazione in cui lo slovacco si trova sicuramente meno a proprio agio.

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Bernardeschi ha inciso soprattutto in chiave difensiva

COPERTURE - L’altro giocatore offensivo, Bernardeschi (Ramsey ha avuto un problemino all’adduttore nel riscaldamento) ha inciso soprattutto in chiave difensiva. Il venticinquenne di Carrara ha giocato da trequartista e ha dedicato grandissima attenzione alla copertura di Brozovic. Il croato è un uomo chiave nella costruzione del gioco dell’Inter, destinatario principale della palla in uscita dalla difesa e primo organizzatore della manovra. Compito che è gravato ancora di più sulle sue spalle dopo l’uscita di Sensi e che Bernardeschi, mai incisivo in fase offensiva, gli ha impedito di svolgere. Quanto sia stato importante il suo lavoro lo si è toccato con mano dopo la sua uscita, quando un’Inter schiacciata nel primo quarto d’ora della ripresa ha ripreso improvvisamente campo, costringendo Sarri a correre ai ripari dopo pochi minuti inserendo Emre Can per Dybala. La schermatura di Brozovic ha permesso alla Juventus di difendersi efficacemente da quella che poteva essere l’arma più pericolosa dell’Inter: i cambi di campo per sfruttare l’ampiezza con D’Ambrosio e Asamoah, giocata che già al 2’ aveva fruttato un corner ai nerazzurri (chiusura di Alex Sandro su D’Ambrosio). Con Bernardeschi efficace nel non concedere spazio al regista nerazzurro, Khedira e Matuidi hanno potuto aiutare sulle fasce mentre Pjanic copriva il centro.

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TORINO - Tre centrali? Nessun centravanti. Per sfidare la difesa meno battuta del campionato, imperniata su tre giocatori fisicamente dominanti e come Godin, De Vrji e Skriniar, Sarri sceglie di giocare senza un punto di riferimento centrale, preferendo Dybala a Higuain. Gli attaccanti della Juve inizialmente sono così la Joya e Ronaldo, due seconde punte, che amano allargarsi (CR7 a sinistra e l’argentino a destra) e andare incontro ai centrocampisti a giocare la palla. Lo svariare continuo dei due bianconeri ha concesso ai centrocampisti di avere sempre un uomo in più con cui dialogare, eludendo spesso la grande aggressività dei giocatori dell’Inter e chiamando fuori i difensori interisti, per i quali peraltro difendere in avanti è la strategia di base. Situazione che ha permesso alla squadra di Sarri di essere pericolosa sulle verticalizzazioni da dietro. Il gol di Dybala racchiude tutto: Ronaldo fraseggia a centrocampo attirando in avanti Godin e De Vrij, mentre sul successivo lancio di Pjanic la Joya tagliato tutto il campo, costringendo Skriniar, centrale di sinistra, a seguirlo sul settore opposto in una situazione in cui lo slovacco si trova sicuramente meno a proprio agio.

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