Come cambia la lotta scudetto: l’Inter accorcia, la Juve pianifica

Sulla carta la rosa dei bianconeri è ancora più forte di quella nerazzurra, nonostante la campagna acquisti invernale di Fabio Paratici sia servita solo a fare cassa con Emre Can. Come la Lazio, arrivata immutata alla fine di gennaio
Come cambia la lotta scudetto: l’Inter accorcia, la Juve pianifica© www.imagephotoagency.it

La certezza è che l’Inter ha accorciato in modo consistente la distanza dalla Juventus. Il dubbio è se questo basterà a vincere lo scudetto, perché sulla carta la rosa dei bianconeri è ancora più forte di quella nerazzurra, nonostante la campagna acquisti invernale di Fabio Paratici sia servita solo a fare cassa con Emre Can. Come la Lazio, arrivata immutata alla fine di gennaio. Una mossa, quella di Lotito e Tare, più azzardata rispetto alla Juventus, perché c’è il rischio di logoramento di alcune pedine (Lazzari e Luis Alberto) nonostante, senza Coppa Italia ed Europa League, Inzaghi debba gestire solo le ultime 17 giornate di campionato. Le trattative invernali, dunque, avvicinano le prime due, ma non cambiano la griglia di partenza per lo sprint scudetto che mette in ordine Juventus, Inter e Lazio. Antonio Conte ha ottenuto un fuoriclasse come Eriksen più i due esterni Moses e Young. Non sono nemmeno quotate le sue recriminazioni (pubbliche o private) per il mancato arrivo del vice-Lukaku che, effettivamente, poteva servirgli, ma da ieri è alla guida di un’Inter più forte e completa di quella di luglio. Il problema, semmai, è l’inserimento dei nuovi senza compromettere gli equilibri psicologici o, peggio, smorzare le motivazioni di un gruppo che il tecnico leccese ha spinto oltre tutti i limiti. Ma Conte è anche un allenatore di cervelli e, quindi, potrebbe riuscirgli la delicata operazione. Ecco perché la Juventus non può più concedersi passaggi a vuoto come quello di Napoli e deve rigenerare quella feroce smania di vincere che ha turboalimentato il motore bianconero negli ultimi otto anni.

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Con Eriksen, l’Inter trova un giocatore decisivo, che prima non aveva e che aumenta i modi con cui vincere la partite, aggiungendo le sue invenzioni al tetragono impianto di gioco di Conte. I due esterni spostano meno gli equilibri, anche se rappresentano preziose alternative in un finale potenzialmente logorante, soprattutto se l’Inter andasse avanti in Europa League. Beppe Marotta non aveva mai condotto un mercato invernale di questo genere nelle sue stagioni juventine, ma tutto si può dire di lui tranne che sia un avventato, se la sua esperienza e la sua sapienza calcistica lo hanno spinto ad assecondare Conte non è per le lagnanze mediatiche del tecnico, ma perché anche lui intravede la possibilità della grande impresa. E poi, al di là dello scudetto, l’acquisto di Eriksen è un colpaccio a prescindere, anche per la prossima stagione.

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La certezza è che l’Inter ha accorciato in modo consistente la distanza dalla Juventus. Il dubbio è se questo basterà a vincere lo scudetto, perché sulla carta la rosa dei bianconeri è ancora più forte di quella nerazzurra, nonostante la campagna acquisti invernale di Fabio Paratici sia servita solo a fare cassa con Emre Can. Come la Lazio, arrivata immutata alla fine di gennaio. Una mossa, quella di Lotito e Tare, più azzardata rispetto alla Juventus, perché c’è il rischio di logoramento di alcune pedine (Lazzari e Luis Alberto) nonostante, senza Coppa Italia ed Europa League, Inzaghi debba gestire solo le ultime 17 giornate di campionato. Le trattative invernali, dunque, avvicinano le prime due, ma non cambiano la griglia di partenza per lo sprint scudetto che mette in ordine Juventus, Inter e Lazio. Antonio Conte ha ottenuto un fuoriclasse come Eriksen più i due esterni Moses e Young. Non sono nemmeno quotate le sue recriminazioni (pubbliche o private) per il mancato arrivo del vice-Lukaku che, effettivamente, poteva servirgli, ma da ieri è alla guida di un’Inter più forte e completa di quella di luglio. Il problema, semmai, è l’inserimento dei nuovi senza compromettere gli equilibri psicologici o, peggio, smorzare le motivazioni di un gruppo che il tecnico leccese ha spinto oltre tutti i limiti. Ma Conte è anche un allenatore di cervelli e, quindi, potrebbe riuscirgli la delicata operazione. Ecco perché la Juventus non può più concedersi passaggi a vuoto come quello di Napoli e deve rigenerare quella feroce smania di vincere che ha turboalimentato il motore bianconero negli ultimi otto anni.

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