Coronavirus, come dare un calcio alla paura

Coronavirus, come dare un calcio alla paura© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

Ieri mattina, Tuttosport ha titolato in prima pagina: «Juve-Inter a porte chiuse?». Ieri pomeriggio, Gabriele Gravina ha ufficializzato la richiesta della Federcalcio al ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora e al ministro per la Salute, Roberto Speranza, il cui consigliere Walter Ricciardi, membro dell’esecutivo dell’organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), aveva affermato: «Disputare gli eventi sportivi a porte chiuse è la strada giusta. La prima strategia è evitare che le persone si incontrino in luoghi dove sono a stretto contatto fra loro, seppure all’aperto, come allo stadio». Ieri pomeriggio, Andrea Agnelli ai microfoni di Radio 24, ha affermato: «In questo momento la priorità è la tutela della salute pubblica. Partendo da questo presupposto c’è un dialogo in corso con le autorità, ma qualunque determinazione sarà presa, è importante sia a tutela della salute pubblica». Ieri sera, ha riferito l’Ansa, il ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha proposto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo schema di decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) che prevede la possibilità di giocare partite a porte chiuse nelle aree a rischio contagio da Coronavirus. «La decisione - spiegano fonti ministeriali - è già stata presa domenica sera».

Il decreto è stato approvato. Non è facile gestire le cose del calcio e degli altri sport al tempo della Grande Emergenza Coronavirus, ma straordinariamente seria è la situazione che tutto il Paese sta affrontando e che deve essere affrontata con razionalità e con equilibrio, dando un calcio al panico, alla psicosi e ai virologi della domenica, tutelando prima di tutto la salute delle persone. Le cronache, in taluni casi drammatiche, di queste ore, di questi giorni, ci raccontano di come e quanto il Nemico Invisibile abbia sbalestrato anche il mondo dello sport, che non è e non può essere un mondo a parte. Durante il week end è successo tutto così in fretta da non avere quasi il tempo di rendersene conto. Ecco perché, assodata l’impossibilità di recuperare le partite rinviate in un calendario che definire intasato è un eufemismo, la soluzione delle porte chiuse è dolorosa. Tuttavia, è l’unica possibile. Una misura dettata da un’analisi razionale, come le altre decisioni pre- se dalle diverse discipline che hanno decretato stop immediati alle attività di ogni ordine e grado, a cominciare dai settori giovanili. Ecco perché le elucubrazioni da socialbar su chi ci guadagna e chi no nella corsa scudetto, lasciano il tempo che trovano, al pari delle esercitazioni dietrologiche e complottistiche alimentate da panzane senza capo né coda. Questo è il tempo di anteporre gli interessi generali a quelli dei singoli, senza se e senza ma. Senza distinguo, senza giochetti di palazzo sulle date delle partite, dei recuperi e degli anticipi, a porte chiuse o aperte. Piuttosto, quando la partita con il Virus sarà stata vinta, perché verrà vinta, ci dovrà essere anche il tempo per chiedere alcune cose agli scienziati incaricati di compilare il calendario del massimo campionato e alla Lega che l’organizza: perché non si possa cominciare il torneo all’inizio di agosto anzichè alla fine, infischiandosene delle lucrose tournèe intercontinentali di alcune Grandi e privilegiando finalmente gli interessi della Nazionale che all’inizio di settembre si ritrova sempre in ritardo di condizione. Perché gli scienziati che istruiscono il cervellone della Lega non capiscano che, anticipando il via, potrebbero aprire finestre di recupero per le partite rinviate a causa di eventi eccezionali, anzichè andare sistematicamente a sbattere con il calendario delle Coppe europee, della Coppa Italia, delle qualificazioni europee o mondiali, eccetera eccetera. Non solo il virus è il nemico invisibile del calcio.

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