Juve-Milan rinviata, poi solo porte chiuse

Il Prefetto vieta la partita di stasera: il Governo oggi vara nuove disposizioni. Il Comitato scientifico invita a 30 giorni senza manifestazioni “con possibili assembramenti”
Juve-Milan rinviata, poi solo porte chiuse© LAPRESSE

TORINO - Juventus-Milan è stata rinviata a data da destinarsi o meglio da trovarsi, perché adesso come adesso non esistono possibilità di sistemare la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Se la Juventus andasse avanti in Champions League, non ci sarebbero tecnicamente delle date disponibili, salvo rinviare ulteriormente la finale e togliere ancora più tempo alla nazionale di Mancini. Ovviamente se la Juventus dovesse uscire dalla Champions League prima del tempo, allora una data si potrebbe trovare in corrispondenza di quelle europee. Insomma si naviga a vista.

La decisione di rinviare la partita di questa sera è stata presa ieri dal Prefetto di Torino Claudio Palomba dopo un vertice con il Questore, il Sindaco e la Juventus. Nell’ordinanza si deduce che il Prefetto temeva che disputare la partita a porte aperte sarebbe stato comunque un rischio, anche con le restrizioni previste (nessuno da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Il timore, infatti, è che portare 40mila o anche solo 30mila persone in uno stadio significa andare contro le regole che vengono indicate come quelle da seguire per limitare il contagio. Anche perché non era certo che fra il pubblico non vi fosse chi, pur con la residenza a Torino (dove i casi non sono numerosi) non fosse stato di recente in zone ad alto contagio.

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Il Governo oggi vara nuove disposizioni

Ma allora perché non giocare a porte chiuse? Qui, probabilmente, la scelta è stata presa dal Questore che ha preferito il rinvio per evitare eventuali problemi di ordine pubblico di persone comunque arrivate fuori dallo Stadium (visto l’esiguo margine di preavviso) al cui interno si stava disputando comunque la partita. Questo veniva poco dopo l’ora di cena a Torino, proprio mentre a Roma venivano diramati i suggerimenti del Comitato tecnico scientifico voluto dal premier Giuseppe Conte. Raccomandazioni da rivolgere a «tutti gli italiani» che sono stati inviati al ministero della Salute. Oggi potrebbero diventare disposizioni ufficiali del Governo integrando il Decreto del primo marzo. Fra misure generali (ne facciamo un breve riassunto sopra) ci sono indicazioni che interessano direttamente lo sport. C’è infatti l’ipotesi di evitare per 30 giorni manifestazioni, comprese quelle sportive, che comportino l’affollamento di persone e il non rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro.

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TORINO - Juventus-Milan è stata rinviata a data da destinarsi o meglio da trovarsi, perché adesso come adesso non esistono possibilità di sistemare la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Se la Juventus andasse avanti in Champions League, non ci sarebbero tecnicamente delle date disponibili, salvo rinviare ulteriormente la finale e togliere ancora più tempo alla nazionale di Mancini. Ovviamente se la Juventus dovesse uscire dalla Champions League prima del tempo, allora una data si potrebbe trovare in corrispondenza di quelle europee. Insomma si naviga a vista.

La decisione di rinviare la partita di questa sera è stata presa ieri dal Prefetto di Torino Claudio Palomba dopo un vertice con il Questore, il Sindaco e la Juventus. Nell’ordinanza si deduce che il Prefetto temeva che disputare la partita a porte aperte sarebbe stato comunque un rischio, anche con le restrizioni previste (nessuno da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Il timore, infatti, è che portare 40mila o anche solo 30mila persone in uno stadio significa andare contro le regole che vengono indicate come quelle da seguire per limitare il contagio. Anche perché non era certo che fra il pubblico non vi fosse chi, pur con la residenza a Torino (dove i casi non sono numerosi) non fosse stato di recente in zone ad alto contagio.

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