Campionato: iniziarlo e non finirlo, devastante per l'Italia

Il mondo ci osserva: all'estero un'interruzione della Serie A sarebbe interpretata in due modi, entrambi deleteri per l'immagine del Paese
Campionato: iniziarlo e non finirlo, devastante per l'Italia© Marco Canoniero

TORINO - Iniziare e, soprattutto, finire il campionato: questa è il punto fondamentale non solo per il calcio italiano, a per l'Italia stessa. Nella battaglia che rischia di spaccare in due il mondo del nostro pallone e che ha visto la Figc imporre le regole alla Lega di Serie A, si è perso di vista un concetto altrettanto importante: riprendere il campionato dopo l'emergenza Covid è un messaggio di ritorno a una certa normalità dato non solo agli italiani, ma anche al resto del mondo che ci osserva e che, da sempre, segue con attenzione il nostro calcio. Anche se meno globale della Premier, la Serie A è indubbiamente uno dei prodotti tipici che esportiamo di più e che contribuisce all'idea che all'estero si fanno di noi. Una parte non indifferente della nostra immagine passa attraverso le squadre e i campioni della Serie A, da due anni resa ancora più visibile dal giocatore più visibile del mondo.

LE CONSEGUENZE - Iniziare e non finire, dunque, sarebbe un segnale devastante per il Paese, perché all'estero verrebbe letto in due modi entrambi deleteri per la nostra immagine. Una prima frettolosa lettura della notizia farebbe pensare che l'Italia è tornata nell'incubo Covid, che i contagi sono risaliti, che l'allarme è ricominciato. Una lettura sbagliata, certo, ma inevitabile e sappiamo, con i meccanismi mediatici attuali, quando facilmente e rapidamente propagabile. La seconda e più grave interpretazione della notizia sarebbe, invece, tristemente vera, cioè che non siamo un Paese affidabile e in grado di gestire i problemi (anche quelli modesti come la chiusura di un campionato di calcio) a causa di un'intrinseca litigiosità e di una sostanziale mancanza di compattezza del sistema, anche di fronte a un'emergenza. E' bene ricordare questi rischi al mondo del calcio, ma anche e soprattutto al Governo, alle prese con la difficile rimessa in moto del Paese, nella quale il pallone avrà comunque la sua parte.

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