Serie A, unanimità in Lega: via libera alla media company per i diritti tv

I venti club hanno approvato l’ingresso dei fondi di private equity: ora saranno valutate le singole offerte. Il presidente Dal Pino: "Senza tifosi si rischia il collasso"
Serie A, unanimità in Lega: via libera alla media company per i diritti tv© ANSA

I venti club della Lega Serie A hanno votato all'unanimità a favore della creazione di una media company per la commercializzazione dei diritti tv del massimo campionato. E' quanto filtra dall'assemblea in corso oggi all'hotel Hilton di Milano. Ora saranno valutate le singole offerte arrivate dai fondi di investimento, interessati a collaborare (con il 10% delle quote della media company) con la confindustria del pallone soprattutto nella commercializzazione dei diritti tv.

No alle offerte di finanziamento

La votazione all'unanimità da parte dei 20 club è considerato un segnale di importante unità su un argomento così delicato. Un tema su cui ha puntato fin da subito il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino. Nessuna decisione ancora sulle due offerte pervenute dalla cordata Cvc, Advent e Fsi (da 1,625 miliardi per il 10%) e dal duo Bain-Nb Renaissance (1,35 miliardi sempre per il 10%): la decisione è stata quella di approfondire le proposte di entrambe le cordate, per sceglierne una a breve. Bocciate invece le offerte di finanziamento. La cordata con cui la Lega Calcio realizzerà la media company per la commercializzazione dei diritti televisivi "verrà scelta in una prossima assemblea" ha dichiarato Aurelio De Laurentiis. "Mercato Napoli? Dovreste chiederlo a Conte, ma non l'allenatore dell'Inter. A Conte del Governo".

Dal Pino: “Legge sugli stadi fondamentale”

"L'approvazione della legge sugli stadi in discussione domani alla Camera è un passaggio fondamentale e non più rimandabile per rilanciare il nostro calcio. Al più presto servono stadi adeguati, altrimenti è difficile competere con il resto d'Europa e la legge in corso serve a snellire la burocrazia". È l’opinione del presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, al termine dell'assemblea svoltasi oggi all'Hotel Hilton di Milano. "Possiamo essere moltiplicatori di Pil e dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo, specie in questi momenti in cui servono forti investimenti nel nostro Paese - ha aggiunto -. È uno dei punti di base anche del discorso media company, perché se fai buoni contenuti media in stadi non adeguati è difficile competere”.

Dal Pino: “Senza tifosi si rischia il collasso”

"La prima cosa è la salute, ma facciamo le cose per bene perché questo sistema rischia di collassare. Togliere la possibilità di avere fatturato dalla vendita dei biglietti per le nostre squadre è un elemento dirompente. Bisogna essere prudenti e fare cose giuste - ha aggiunto -. In uno stadio da 80.000 persone si possono fare entrare un numero limitato di persone se gestito bene, non capisco perché non possa essere fatto. Non capisco perché nelle amichevoli si possono far entrare fino a 1000 persone, mentre adesso inizia il campionato e i tifosi non possono entrare".

Dal Pino: “Si fanno troppi tamponi”

"Oggi i nostri calciatori fanno un tampone ogni 4 giorni ed è una misura che andava bene per il finale dello scorso campionato, quando si giocavano due partite la settimana. Con una gara ogni 7 giorni cambia lo scenario. Abbiamo chiesto che sia obbligatorio un esame ogni 7 giorni anziché 4, anche perché il costo è elevato e il controllo che mettiamo in piedi è di alto livello".

Dal Pino: “Media company anche senza fondi”

"Ora ci sono alcuni passi da fare, approfondiremo le due proposte delle cordate per la media company perché ci sono alcuni dettagli da verificare. Se non andasse in porto la trattativa, l'unica soluzione resta la media company, indipendentemente dalla presenza dei fondi, ma sarebbe solo l'ultima istanza. La Lega ha lavorato per anni con intermediari, ma è ora che il valore resti in casa - ha aggiunto -. Unanimità? Non sono io che ho convinto nessuno, sono loro che si sono convinti nel cammino. Difficile che qualcuno remi contro l'interesse complessivo, non abbiamo visioni diverse sul futuro. Bando per i diritti tv? Lo faremo comunque, ci sono i tempi e incastreremo tutto".

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