Inter e Parma, quando si rispetta il protocollo

Inter e Parma, quando si rispetta il protocollo

Ha ragione Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega di Serie A: «La situazione che stanno affrontando le nostre società conferma che l’unico modo per portare a compimento la stagione è attenersi al protocollo». Ecco perché qui si tesse l’elogio dell’Inter e del Parma: perché se lo meritano. Nei giorni che hanno preceduto il derby, Conte ha visto assottigliarsi le proprie fila: sei sono stati i giocatori messi fuori causa dalla positività che i tamponi hanno accertato. Addirittura sette i calciatori del Parma che Liverani non ha potuto utilizzare a Udine. Inter e Parma hanno perso sul campo le rispettive partite: avranno tempo e modo per rifarsi. Eppure, né Conte né Liverani hanno accampato scuse, hanno cercato alibi, hanno esibito provette dei test. Essi hanno schierato comunque le loro squadre, vincendo la sfida più importante contro l’avversario infido e invisibile: dimostrare che anche in queste condizioni di grandi difficoltà, il calcio sa e può andare avanti, osservando le regole che si è dato in materia e che tutti i club, giova sottolineare tutti, hanno sottoscritto venti giorni fa. Emblematico il comunicato ufficiale del Parma prima della partenza per il Friuli: «In ossequio alla normativa e al protocollo e d’accordo con le autorità sanitarie competenti, il gruppo squadra prosegue l’isolamento fiduciario, senza avere alcun contatto con l’esterno. Inoltre, tutto il gruppo squadra sarà sottoposto a un ulteriore ciclo di tamponi nel ritiro di Udine al fine di eseguire, come da protocollo, uno screening a ventiquattro ore dalla gara, con esito a quattro ore dal fischio d’ìnizio con l’Udinese». Inter e Parma hanno dato una prova di resilienza ascrivibile a loro merito, spazzando via tutta la fuffa che, absit iniuria verbis, ci ha ammorbato durante la sosta in materia di calcio e Covid.

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