Crociato da operare: sì o no?

SALUTE & SPORT Con il professor Fabrizio Tencone. «Altre lesioni, età, sport praticato, obiettivi: ecco come incidono. Niente intervento per i copers»
Crociato da operare: sì o no?

Prosegue il nostro viaggio nel mondo sportivo osservato da un punto di vista medico. Il dottor Fabrizio Tencone - uno dei più esperti traumatologi dello sport - è direttore di Isokinetic Torino ed è stato medico della Juventus dal 1995 al 2002 (oltre 400 “presenze”, tra cui la finale di Champions vinta nel 1996), poi coordinatore dell’intero settore medico bianconero dal 2010 al 2016. Ci aiuta settimanalmente - assieme ad altri esperti - a capire le dinamiche mediche dell’attività agonistica fornendoci anche le chiavi di lettura più “basiche”, tradotte in consigli pratici per tutti gli sportivi e appassionati.

Il legamento crociato si opera sempre? Le modalità di cura dell’infortunio al legamento crociato anteriore (LCA) del ginocchio sono in continua evoluzione. Nel 2019 i più grandi esperti internazionali (tra questi gli italiani del gruppo medico Isokinetic) si sono riuniti a Pittsburg presso l’università del professor Freddie Fu (chirurgo che ha operato Ibrahimovic) e hanno definito le principali strategie e raccomandazioni riguardanti il LCA. In questo e nei prossimi articoli cercheremo di capire quali sono state le conclusioni più significative.

Dopo l’infortunio al LCA è corretto prendere in esame sia l’operazione che il trattamento non-chirurgico. Questa conclusione nasce dal fatto che alcuni pazienti sono in grado di ottenere una ottima stabilità funzionale del ginocchio e ritornare allo stesso livello di sport anche senza l’intervento; in ambito medico vengono definiti copers, cioè “quelli che tengono duro”. La vera difficoltà è identificare questi pazienti per indirizzarli verso una cura non chirurgica. I parametri che devono essere presi in considerazione per scegliere o meno l’intervento sono principalmente la presenza di altre lesioni del ginocchio associate al crociato (menischi, cartilagine, altri legamenti), i fattori di rischio legati alla conformazione delle ginocchia, alla giovane età o alla tipologia dello sport, il livello di attività sportiva ed infine le aspettative e gli obiettivi del paziente stesso.

E’ noto che la decisione è spesso influenzata da una serie di fattori che non sempre dovrebbero condizionare la scelta. Fattori condizionanti possono essere quelli personali del paziente/atleta, in particolare il livello sportivo e di competizione, il periodo della stagione e il ruolo e lo status all’interno della squadra. I parenti e gli allenatori sono spesso le prime persone alle quali l’infortunato chiede consiglio, ma sono entrambi gruppi indirettamente coinvolti e non sempre privi di “conflitti di interesse”. La scelta migliore (operazione o no) dovrebbe essere presa dall’atleta e dal suo medico in completa autonomia. 

Certamente uno dei fattori decisionali più importanti è la presenza, oltre a quella del legamento crociato anteriore, di altre lesioni all’interno del ginocchio; spesso all’infortunio del crociato si associa la lesione di uno dei due menischi (20-40% dei casi), la lesione della cartilagine (25-30%) o la lesione di altri legamenti. Nel caso di danno al menisco la soluzione che offre migliori risultati nel tempo è l’intervento chirurgico con la ricostruzione del legamento crociato e la riparazione del menisco (non la asportazione della parte di menisco rotta); ma purtroppo non sempre questo è tecnicamente possibile. Nel caso di lesione di più legamenti si ritiene che l’intervento chirurgico sia la scelta corretta. Anche la conformazione del ginocchio (varo, valgo, ecc.) deve essere tenuta in considerazione prima di decidere la scelta di cura.

Senza dubbio il fattore più indicativo per scegliere di essere operati è la instabilità del ginocchio; se dopo l’infortunio al crociato, anche durante un’intensa fase di riabilitazione il paziente inizia ad avere cedimenti articolari occasionali o frequenti oppure la sensazione “che il ginocchio si muova e scappi” allora è fortemente raccomandato l’intervento chirurgico di ricostruzione del legamento. 

In conclusione la scelta se e quando operare una lesione del LCA non deve essere solo basata dal fatto che un esame (ad esempio la risonanza magnetica) dica che il crociato è rotto, ma ponderata con grande attenzione e condivisa con il proprio medico specializzato in tale tipologia di infortuni.

3 - continua

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