Mourinho alla Roma: bentornato Special sempre

Mourinho alla Roma: bentornato Special sempre© ANSA

José Mário dos Santos Mourinho Félix nuovo allenatore della Roma è una splendida notizia. Per la Roma e per i suoi tifosi, come dimostra l’enorme entusiasmo suscitato nel mondo giallorosso, ma anche, per tutto il calcio italiano. Undici anni dopo il Triplete interista, la Serie A riabbraccia il cinquantottenne signore di Setubal, dove gli è stata intitolata una via, gli hanno consegnato le chiavi della città e l’hanno insignito di medaglia d’oro; un tecnico di fama mondiale il cui palmarès è illuminato dai 25 trofei conquistati fra Portogallo, Italia, Spagna, Inghilterra; uno straordinario fuoriclasse mediatico, capace di furoreggiare senza volto anche nella pubblicità con lo spot di un liquore.

A Milano, il 27 giugno 2008, Mou si presentò affermando: «Non sono mica un pirla». Ieri, 4 maggio 2021, via Instagram ha lanciato un Daje Roma! già manifesto del suo programma di lavoro: costruire una grande squadra che riassapori il piacere di un trionfo, inutilmente inseguito da tredici anni. L’ultimo è datato 24 maggio 2008, la Coppa Italia sollevata da Francesco Totti; il 24 agosto 2008, invece, i giallorossi persero la Supercoppa italiana a San Siro, nella finale vinta dall’Inter per 8-7 ai rigori. L’allenatore dei nerazzurri era Mourinho, al debutto sulla panchina milanese. Dalla Roma prima avversaria italiana alla Roma sua nuova squadra italiana: il cerchio si è chiuso. D’altra parte quando uno è Special One è Special per sempre. Mourinho non è soltanto l’uomo che vinse la storica Champions con il Porto nel 2003 e firmò quello storico Tris nel 2010, mai conquistato prima in Italia, mai eguagliato dopo. Mourinho è il tecnico che, alla bisogna, convinse il grande Samuel Eto’o a fare il terzino nella sua Inter; che tatticamente è passato dal 4-3-1- 2 del Porto al 4-3-3 utilizzato del suo primo Chelsea, al 4-2-3-1 adottato dal secondo anno interista, al pullman messo davanti alla porta quando serve. Mourinho è l’allenatore venerato dagli interisti per il modo con il quale li ha ricoperti di gioia e di gloria e anche per il modo con il quale se n’è andato, facendoli piangere come pianse Materazzi la notte di Madrid.

Mourinho alla Roma, in un giorno ha già riportato la Roma al centro del mondo, a giudicare dall’eco planetaria suscitata dalla sua scelta, autentico capolavoro dei Friedkin, degno di un copione molto americano, per stesura e interpreti, bravissimi ad ammantare con inusitato riserbo la più clamorosa operazione del mercato allenatori. Alle dodici, l’annuncio ufficiale del congedo di Fonseca, il 23 maggio prossimo venturo; alle sedici, l’annuncio di Mourinho, i tifosi che impazziscono di felicità, il titolo che schizza in Borsa del 22%, il 6-2 patito a Manchester piombato nel dimenticatoio dei brutti ricordi, come il solo punto raggranellato nelle ultime quattro partite di campionato (appena 5 sui 24 disponibili, considerando le ultime otto); il sesto posto della Lazio lontano 9 punti; il settimo, cioè la Conference League, messo in pericolo dal Sassuolo che tallona i giallorossi a due sole lunghezze. Ingaggiando José, scommettono su un grande futuro i nuovi proprietari americani, il cui stile sobrio e refrattario ai proclami roboanti è alquanto apprezzabile. E’ evidente che, nel momento in cui chiami in panchina un allenatore di questa fama e di questa levatura, il prescelto abbia ricevuto precise garanzie sulla strategia di rafforzamento della squadra e sugli obiettivi da perseguire d’intesa con la società. Il propellente d’entusiasmo, di passione, di calore assicurato dalla gente giallorossa è formidabile e Mourinho l’ha capito subito. In attesa di vederlo all’opera, il suo ritorno galvanizza la Serie A, ne incrementa considerevolmente la sua capacità di attrazione in campo internazionale, è un viatico beneaugurante per la stagione che verrà, scrollandosi finalmente di dosso i tremendi mesi della pandemia. Non vediamo l’ora.

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