Se il derby torna a essere una cosa seria

Se il derby torna a essere una cosa seria© ANSA

Stavolta può essere una cosa seria. Il derby, intendo. La classifica suggerirebbe un sabato di malinconica nostalgia ma la Juventus sembra ritornata tale e il Torino è Toro, al di là della frenata di Venezia. Juric ha il sangue da derby, nella sua memoria le sfide croate tra Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria, il gruppo granata ha recuperato il tono agonistico dei tempi belli, venendo fuori dalla “gnagnera giampaolesca” e affini. La Juventus si è destata di colpo con due risultati pieni in campionato e in Champions, roba buona e grossa, soprattutto l’ultimo contro i campioni del Chelsea. Autostima necessaria per la partita di domani sera.

Domani sera, appunto, secondo l’ignoranza e l’incompetenza di chi ha elaborato questo calendario in onore delle tivvù e fregandosi delle esigenze di allenatori e calciatori. Il derby alle diciotto accontenta Dazn e scontenta Juric e Allegri, l’intelligenza e la logica avrebbero dovuto suggerire lo spostamento a domenica ma è inutile infierire contro i burocrati che hanno la cassa gonfia e il resto vuoto o latitante. Toro e Juventus sapranno comunque onorare l’impegno, almeno così si presume e si dice. La squadra bianconera ha finito stremata la sfida europea, la fatica dovrà essere smaltita in queste ore, le assenze di Dybala e Morata sono state assorbite e rilette con una nuova predisposizione tattica, viva il contropiede, sostantivo buttato in soffitta dai nuovi docenti di football che lo mascherano con la “transizione” o “ripartenza”. Il Toro è di nuovo aggressivo come deve essere pur avendone dimenticato i fondamentali.

Partita vera, non con le tribune affollate secondo usi e costumi nostrani mentre, superando la frontiera spagnola, nella Liga stadi di nuovo aperti all’esaurito. Anche in questo caso inutile insistere contro i muri di gomma, si procede con l’ipocrisia che offre puntuali immagini di inizio partita: i capitani salutano arbitri e assistenti con la mano a pugno e poi, dinanzi alla famosa terna, si abbracciano. Una pagliacciata.

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