B-a-s-t-a con questi arbitri

B-a-s-t-a con questi arbitri© www.imagephotoagency.it

B-A-S-T-A. E già che ci siamo aggiungiamo il punto esclamativo: B-A-S-T-A! La misura degli obbrobri arbitrali era già colma da tempo e, tuttavia, confermando che quando si tocca il fondo c’è sempre qualcuno che comincia a scavare, domenica 13 marzo 2022, allo stadio Olimpico Grande Torino, hanno passato il segno l’ineffabile Guida e l’impareggiabile Massa, presumibilmente operativo nella stazione spaziale di Lissone. L’avverbio è doveroso perché delle due l’una: o Massa c’era in sala Var e, se c’era, già al fischio finale di Toro-Inter avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni insieme con Guida; oppure c’era, ma non si è accorto che evitando di trascinare Guida davanti al monitor a bordo campo, egli avrebbe firmato la più colossale cantonata della carriera, sua e di Guida.

Da ieri sera, Guida & Massa hanno iscritto il loro nome a caratteri cubitali nella storia del campionato, capitolo senza pudore. Un campionato bellissimo come la lotta scudetto più entusiasmante degli ultimi dieci anni, eppure sistematicamente condizionato da questi errori sesquipedali. Non hanno nessuna giustificazione, nessuna attenuante, nessuna scusante. B-A-S-T-A Rocchi. E non ricominciamo con la solfa secondo la quale se l’arbitro in campo non si accorge di un rigore visto anche su Marte, il Var non può farci nulla: se c’era un episodio da rivedere sul campo, l’episodio era questo e se Massa non ha chiamato Guida, peggio ancora. Ne abbiamo le tasche piene delle arrampicate sugli specchi dettate dall’istinto di autodifesa di una categoria che, anziché sfruttare lo strumento tecnologico per sbagliare di meno, continua a sbagliare di più. Ne abbiamo abbastanza di un regolamento bizantino, ampolloso, cervellotico che sembra fatto apposta per esaltare non solo la difformità di giudizio, ma l’inadeguatezza tecnica di troppi direttori di gara i quali, di volta in volta, in queste ventinove giornate hanno tartassato molti club con i loro sfondoni.

Quello di ieri sera è doppiamente grave: perché il rigore negato a Belotti era tanto evidente quanto allucinante è stata la decisione arbitrale; perché Milan, Napoli e Juve, le altre tre squadre in lizza per il titolo e i loro tifosi, hanno molte ragioni per essere imbufaliti. Come le hanno, la Roma e l’Atalanta, per citare due fra le squadre più danneggiate (Mourinho e Gasperini fanno benissimo a protestare). E come il Toro. Andrea Pavan l’ha scritto su Tuttosport il primo e l’8 marzo: Toro cavia dei torti arbitrali. Oggi lo ripetiamo perché Cairo abbandoni finalmente la linea del basso profilo e si faccia sentire - in Lega, in Federazione, con Rocchi: scelga lui - almeno quanto si fa sentire Juric che urla la rabbia di chi ha patito troppe ingiustizie e ne ha abbastanza. C’è sempre un momento in cui la pazienza finisce quando si subisce un torto. Figurarsi quando i torti diventano una catena. Spezzarla è un dovere e un diritto.

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