Juventus-Inter, l'inferno a parti invertite

Juventus-Inter, l'inferno a parti invertite

Sarebbe curioso rileggere questo pezzo nel 2026, quattro anni dopo la mancata espulsione di Marcelo Brozovic nella finale di Coppa Italia. Giusto per capire se qualcuno se ne ricorda ancora, se è diventato iconico ed è ancora centrale nel dibattito calcistico. Esattamente come è accaduto per il secondo giallo a Miralem Pjanic durante Inter-Juventus del 28 aprile 2018, diventato per la narrazione calcistica dominante un passaggio cruciale della storia della Serie A, meritevole di inchieste giornalistiche e della giustizia sportiva, di ricerche spasmodiche di audio introvabili, di ricorrenti citazioni.

Dati i fatti e i fattacci di mercoledì all’Olimpico, a parti invertite, di cosa si dibatterebbe oggi? Una mancata espulsione di Zakaria con l’Inter in vantaggio per 2-1 sarebbe archiviata come «interpretazione»? Un rigore su Dybala come quello su Lautaro sarebbe considerato ugualmente indiscutibile? No. Ci sarebbe molto più rumore e verrebbero evocati i soliti fantasmi. Inutile negarlo e inutile nascondere che il racconto del calcio in Italia abbia ormai due registri. D’altra parte, a causa del famigerato mancato rosso a Pjanic, Orsato è scomparso dai radar interisti per quattro anni e, tuttora, dirige pochi big match in Italia, mentre - tanto per dire - è stato l’arbitro di Real-City al Bernabeu, delicatissima semifinale di ritorno di Champions.

Magari la Juventus mercoledì avrebbe perso comunque, perché ha commesso errori forse più gravi di Valeri, ma avrebbe potuto giocare gli ultimi venticinque minuti in undici contro dieci e in vantaggio per 2-1. Non un dettaglio, anche se verrà presto considerato tale e del rosso a Brozovic ci si scorderà. Anche perché è la stessa Juventus a dribblare gli alibi arbitrali, sempre in bilico fra saggezza morale e autolesionismo mediatico. Tutto intorno è pace, l’inferno è «a parti invertite».

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