Il miglior attacco del campionato ha disintegrato la miglior difesa, il calcio stellare del Napoli ha spazzato via il corto muso della Juve che non prendeva 5 gol in Serie A dal 30 maggio '93 (Pescara-Juve 5-1, e anche Allegri segnò a bianconeri) e l'1 settembre '90 a Napoli aveva incassato lo stesso passivo nella finale di Supercoppa. Nella nuova notte di gloria del reparto offensivo spallettiano (44 gol in campionato, 64 con la Champions; Osimhen, 11 gol nelle ultime 11 partite; Kvaratskhelia, 9 gol e 9 assist), la Juve ha incassato una durissima batosta: tecnica, tattica e psicologica.
Una sconfitta così vistosa e così meritata ripropone il tema della scarsa qualità del gioco di Allegri, schiantato dall'eccellenza della capolista che ha fatto i fuochi d'artificio, mandando in delirio i suoi tifosi. E può sembrare un paradosso che, invece, testimonia la forza del Napoli in ogni suo reparto: sul 2-1, la svolta alla partita è stata impressa da Meret. Il portiere ha evitato l'autogol di Rrahmani con un riflesso degno della sua grande stagione. Dopodiché, il Napoli ha dilagato e la Juve si è squagliata.
Con 10 punti di vantaggio sui bianconeri e in attesa di Lecce-Milan, il Napoli è più che mai lanciato verso lo scudetto, anche se gli rimangono 20 partite da giocare. Tuttavia, se qualcuno nutriva ancora dubbi circa le chances tricolori degli azzurri, il 5-1 alla Juve li ha plasticamente fugati. Questo Napoli è sempre più padrone del suo destino. Giocando così, non ce n'è per nessuno. Questa Juve deve riflettere su se stessa: puoi anche vincere una, due, otto partite di fila, di cui cinque per 1-0, poi, però, se non hai un gioco che non sia sparagnino e utiitaristico, per quanto corto il muso vai a sbatterlo.