Inter-Juve, caso Rabiot: senza certezze non si può esagerare così

Questo progressivo imbarbarimento del dialogo non solo abbrutisce il dibattito, ma azzera il confronto che invece di produrre una sintesi di due posizioni o, al limite, la considerazione della posizione altrui, è ridotto a scambio di insulti e accuse

Nutrire delle certezze sul caso Rabiot, in un senso o nell’altro, significa essere accecati dal tifo o dall’interesse. Intendiamoci, qualsiasi opinione è legittima, ma di fronte al dubbio dovrebbe essere formulata con più cautela e molto meno isteria. Pur comprendendo le esigenze di copione che, a turno, tutti devono rispettare, si può prendere tutto un po’ più basso. Ma purtroppo siamo intrappolati in una narrativa dominata dalle iperboli: nessuna sfumatura è concessa, nessun ragionamento, solo sentenze definitive. Questo progressivo imbarbarimento del dialogo non solo abbrutisce il dibattito, ma azzera il confronto che invece di produrre una sintesi di due posizioni o, al limite, la considerazione della posizione altrui, è ridotto a scambio di insulti e accuse.

Non è il caso di recitare la parte dei moralisti o, peggio ancora, delle verginelle che oggi scoprono scandalizzate la dirompente polarizzazione che ha invaso il Paese (non solo il calcio) e non consente di portare avanti un pensiero razionale e pratico, ma escusivamente dogmi ideologici, meglio se sotto forma di slogan. E, restando al calcio, se ci chiediamo “dove andremo a finire?” la risposta è molto semplice: da nessuna parte. La generazione Z ci sbircia un po’ stranita, senza capire tutto questo accanito livore e si appassiona ad altro. Che ne sanno, loro, che una volta con il calcio ci si poteva anche divertire.

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