Inter-Juve e il Var: rendere pubblico il dialogo Chiffi-Mazzoleni

Dopo la sperimentazione al Mondiale per club, la federcalcio francese ha chiesto alla Fifa di permettere in tempo reale la trasmissione dei dialoghi fra sala moviola e arbitri in campo negli ultimi turni di Ligue 1. La Figc potrebbe seguire la stessa strada. Intanto, anche se in differita, comunicare ai tifosi che cosa si siano detti Var e arbitro dell'ultimo derby d'Italia, chiarirebbe molte cose
Inter-Juve e il Var: rendere pubblico il dialogo Chiffi-Mazzoleni© Inter via Getty Images

Rabat, mondiale per club, 2 febbraio scorso, partita inaugurale Al Ahly-Auckland. L'arbitro cinese NIng Ma assegna un rigore all'Al Ahly, ma viene richiamato dal Var che corregge la sua decisione perché il fallo del difensore neozelandese era stato commesso fuori area ed era da rosso diretto. Con il microfono collegato allo stadio, Ning Ma spiega al pubblico perché abbia assegnato il calcio di punizione e perché abbia espulso il difensore dell'Auckland: "Calcio di punizione indiretto e cartellino rosso per avere negato una chiara occasione da gol". Calorosi applausi dagli spalti. NIng Ma è entrato così nella storia del calcio, sperimentando per primo la comunicazione diretta fra sala moviola e direttore di gara da rendere pubblica agli spettatori illustrando loro le ragioni delle sue decisioni. A volere il test marocchino è stato l'Ifab (International Football Association Board), organo internazionale, nato 137 anni fa a Londra, composto da otto membri e indipendente dalla Fifa dal gennaio 2014.

L'Ifab decide qualsiasi modifica e innovazione delle regole del calcio, a livello internazionale e nazionale: tutte le federazioni a livello professionistico e dilettantistico devono osservarle. La Federcalcio francese (Fff) ha chiesto all'Ifab di permettere  in tempo reale la trasmissione dei dialoghi fra sala moviola e arbitri in campo, negli ultimi turni di Ligue 1. La Figc potrebbe seguire la stessa strada. Intanto, anche se in differita, comunicare ai tifosi che cosa si siano detti Var e arbitro dell'ultimo derby d'Italia, chiarirebbe molte cose in relazione al caso Rabiot. A cominciare da quei fatidici 3 minuti e 53 secondi durante i quali Chiffi, anziché piombare davanti al monitor a bordo campo, è rimasto in campo a guardarsi attorno premendo l'indice sull'auricolare. Il protocollo del Var è redatto in stile bizantino e, come ogni regola non formulata con chiarezza, si presta a differenti interpretazioni, lascia troppo spazio alla discrezionalità. Soprattutto deve finalmente stabilire che, in caso di dubbio, l'arbitro vada sempre e comunque a rivedere l'azione. Spiegando poi agli spettatori perché abbia deciso in un modo o nell'altro, dopo la consultazione con la sala Var.

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