Dybala, Roma-Juve la numero 10 di Totti "Mai dire mai..."

L’ex n. 10 bianconero e la rivelazione sullo Special One: "La prima cosa che mi ha detto quando mi ha chiamato era se mi ricordavo di quel momento”

MILANO - Se, come ha detto José Mourinho, «Dybala a Roma ha ritrovato la felicità», molto del merito va attribuito proprio all’allenatore che l’ha voluto, ha capito come gestirlo fisicamente, lo ha messo al centro del progetto ed è stato ripagato con una stagione scintillante. Non a caso, Paulo nella “partita a scacchi” giocata sullo sfondo del Colosseo con Diletta Leotta per DAZN Heroes, all’uomo di Setubal ha riservato il posto del Re. E il perché è presto detto: «Mourinho ha un’immagine e un potere importante per tutto quello che rappresenta nel mondo del calcio. Prima di arrivare alla Roma ci siamo sentiti due volte: mi ha chiamato quando stavo ancora a Torino. Lui è molto bravo quando parla e quando vuole “entrare dentro qualcuno”. Ho sentito con lui un feeling speciale, è difficile nel mondo del calcio trovare qualc uno che ti dica le cose in faccia in modo sincero. Con lui ho un rapporto diretto e sincero, ci confrontiamo tanto. Vogliamo il meglio per la gente, lui ha fatto la storia del calcio, è molto sincero, è bravo a preparare le partite. Quasi tutte le cose che ti dice, poi in campo succedono. Capisce il calcio molto bene, lo testimonia il fatto che ha vinto quasi in tutte le squadre che ha allenato».

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Mourinho, Dybala e quell'episodio durante Roma-Juve del gennaio 2022

Un corteggiamento, quello alla Joya, che ha radici lontane, ovvero a un Roma-Juve del 9 gennaio 2022 (3-4: Dybala segnò il primo gol bianconero) quando il portoghese si avvicinò a Paulo e, nell’orecchio gli disse “Sei un fenomeno”. «La prima cosa che mi ha detto quando mi ha chiamato era se mi ricordavo di quel momento: non mi era mai successo che un allenatore di un’altra squadra facesse una cosa del genere durante il gioco. Contro il Manchester in Champions, avevamo discusso, ero andato a dirgli che non aveva bisogno di fare quel gesto (Mourinho pose la mano all’orecchio facendo intendere di non sentire i fi schi dei tifosi della Juve, ndr). Ma quell’episodio è rimasto sul campo». Che Roma fosse nel destino di Dybala è provato anche dalla sua esultanza, nata proprio per amore del “Gladiatore”: «La storia della “Dybala Mask” nasce un po’ qui al Colosseo. Da bambino guardavo tanti film su Roma, la città, i gladiatori. Il film “Il Gladiatore” l’avrò visto più o meno venti volte. Dopo un momento difficile della mia carriera da cui dovevo venire fuori in qualche maniera, ho pensato subito a questa esultanza. Alla gente è piaciuta immediatamente e allora continuo a farla. Quando Tiago Pinto, il direttore, ci ha contattato ed è emersa questa possibilità, mi sono venute in mente queste cose (i film su Roma, la maschera del Gladiatore, ndr), non potevo non pensarci. Mi sono detto: devo far qualcosa in questa città. La gente qui è caldissima, è incredibile. Fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire questo calore. Sentire l’inno dei tifosi della Roma prima della partita è qualcosa di unico. Vivere una cosa del genere è come stare di fronte a un’opera d’arte».

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Dybala, la numero 10 con la Roma, CR7 e il rigore con l'Argentina...

A chiudere il cerchio, potrebbe esserci la maglia numero 10, ma qui Paulo sa che il terreno è minato: «Il numero 10 della Roma sarà sempre Francesco Totti. Così come per Del Piero nella Juve. Alla Juve me lo chiese direttamente la società di indossare la 10 ed è stato un enorme piacere. Mai dire mai, ovviamente sarebbe una responsabilità unica». Da un mito del passato a uno che ancora oggi si trascina in campo, visto che il suo palcoscenico è ormai diventato l’Arabia Saudita: Cristiano Ronaldo. «Con lui sono stati tre anni belli, la squadra era molto forte e lui ci dava qualcosa in più. In Argentina è molto sentita la rivalità tra Messi e Cristiano, io ovviamente da bambino sono sempre stato dalla parte di Messi. Una volta stavamo andando a giocare una partita, io stavo in fondo all’aereo e lui era seduto più avanti. A un certo punto del volo lui è venuto da me a parlare sia di calcio e di tante altre cose, parlavamo in generale della nostra vita e a un certo punto gli ho detto “io da bambino praticamente ti ho odiato”. Ci siamo fatti due risate su questa cosa e fra noi abbiamo sempre avuto un bel rapporto». Postilla, non poteva essere altrimenti, sul rigore segnato alla Francia a Doha che ha reso immortale Dybala agli occhi degli argentini: «Sono sincero, in quel momento ero molto freddo. Da quando ha sbagliato il rigore il giocatore della Francia prima di me, sapevo già dove avrei tirato e sono andato sicuro al 100%. E la palla è entrata». Il resto, è storia.

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MILANO - Se, come ha detto José Mourinho, «Dybala a Roma ha ritrovato la felicità», molto del merito va attribuito proprio all’allenatore che l’ha voluto, ha capito come gestirlo fisicamente, lo ha messo al centro del progetto ed è stato ripagato con una stagione scintillante. Non a caso, Paulo nella “partita a scacchi” giocata sullo sfondo del Colosseo con Diletta Leotta per DAZN Heroes, all’uomo di Setubal ha riservato il posto del Re. E il perché è presto detto: «Mourinho ha un’immagine e un potere importante per tutto quello che rappresenta nel mondo del calcio. Prima di arrivare alla Roma ci siamo sentiti due volte: mi ha chiamato quando stavo ancora a Torino. Lui è molto bravo quando parla e quando vuole “entrare dentro qualcuno”. Ho sentito con lui un feeling speciale, è difficile nel mondo del calcio trovare qualc uno che ti dica le cose in faccia in modo sincero. Con lui ho un rapporto diretto e sincero, ci confrontiamo tanto. Vogliamo il meglio per la gente, lui ha fatto la storia del calcio, è molto sincero, è bravo a preparare le partite. Quasi tutte le cose che ti dice, poi in campo succedono. Capisce il calcio molto bene, lo testimonia il fatto che ha vinto quasi in tutte le squadre che ha allenato».

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