Scommesse e calcio, panico Serie A tra stupidità, leggerezza e incoerenza

Le cronache trasmettono prospettive allarmanti. La ludopatia è una piaga sociale che colpisce una percentuale sempre maggiore della popolazione

Quanti giocatori sono effettivamente coinvolti nello scandalo che sta travolgendo il calcio italiano? E in che modo lo sono? La risposta a questa domanda può delimitare il confine fra la brutta botta e il disastro. Perché il peggiore scenario possibile potrebbe produrre squadre diroccate dalle squalifiche e un campionato, già abbastanza impoverito, scendere definitivamente all’inferno.

Le cronache trasmettono prospettive allarmanti e il panico è il sentimento più diffuso nell’ambiente perché nessuno, dai tifosi ai dirigenti, passando dai giocatori stessi, riesce a essere veramente tranquillo. Intanto ci si straccia le vesti, si invocano profonde riforme come in una specie di litania laica che accompagna ogni difficoltà che emerge nel nostro Paese, infremezzandole con l’inevitabile inasprimento delle pene. Ci si domanda il perché dei ragazzi baciati dal talento, buttino via quantità enormi di denaro e una vita nella quale guadagnano tantissimo, hanno un sacco di tempo libero e uno stile di vita scimmiottato qua e là, non certo ispirandosi ai più intelligenti dei loro colleghi, spesso ritenuti noiosi.

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Scandalo scommesse, ludopatia piaga sociale

Ci si chiede, schifati, come il morbo delle scommesse stia dilagando fra i professionisti dello sport. Il tutto fingendo di non sapere che la ludopatia è una piaga sociale che colpisce una percentuale sempre maggiore della popolazione. E sorvolando vergognosamente sul fatto che le grandi agenzie di scommesse sono tra gli sponsor di alcune delle più grandi squadre italiane e alimentano il flusso di denaro indispensabile alla vita del calcio. Che il gioco, da una parte viene demonizzato. dall’altra viene invitato negli stadi, compare nella cartellonistica, negli elenchi dei partner e delle aziende che aiutano la società a vivere o sopravvivere. È una questione di panico, sì, ma anche di clamorosa incoerenza.

Forse non è il caso di scrivere nuove leggi o inasprire le vecchie pene, ma di andare a sradicare i motivi per cui dei ragazzi commettono delle fesserie così grandi e così stupide. Soprattutto perché fra quei motivi ci sono l’ignoranza e la mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi, disorientati e arrabbiati.

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Quanti giocatori sono effettivamente coinvolti nello scandalo che sta travolgendo il calcio italiano? E in che modo lo sono? La risposta a questa domanda può delimitare il confine fra la brutta botta e il disastro. Perché il peggiore scenario possibile potrebbe produrre squadre diroccate dalle squalifiche e un campionato, già abbastanza impoverito, scendere definitivamente all’inferno.

Le cronache trasmettono prospettive allarmanti e il panico è il sentimento più diffuso nell’ambiente perché nessuno, dai tifosi ai dirigenti, passando dai giocatori stessi, riesce a essere veramente tranquillo. Intanto ci si straccia le vesti, si invocano profonde riforme come in una specie di litania laica che accompagna ogni difficoltà che emerge nel nostro Paese, infremezzandole con l’inevitabile inasprimento delle pene. Ci si domanda il perché dei ragazzi baciati dal talento, buttino via quantità enormi di denaro e una vita nella quale guadagnano tantissimo, hanno un sacco di tempo libero e uno stile di vita scimmiottato qua e là, non certo ispirandosi ai più intelligenti dei loro colleghi, spesso ritenuti noiosi.

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