Non c’è pace per il calcio italiano. L’ultima bufera soffia direttamente da Nyon, sede dell’Uefa, in seguito alla presa di posizione che Aleksander Ceferin ha fatto arrivare all’Italia per interposta persona. E non una qualsiasi, ma il ministro dello sport, Andrea Abodi. Il retroscena, svelato da “Repubblica” risale al 29 giugno, giorno in cui è andata in scena l’umiliante sfida dell’Italia contro la Svizzera valida per gli ottavi dell’Europeo. Ebbene, quel giorno non è stato infausto solo sportivamente, per l’Italia, ma anche politicamente in conseguenza del colloquio privato che si è svolto in una sala dell’Olympiastadion di Berlino tra il presidente dell’Uefa e il ministro del Governo. È in quell’occasione che Ceferin, già sensibilizzato sui fatti di casa nostra dalla vicenda legata alla commissione governativa di controllo sui conti dei club che esautorerà la Covisoc e, dunque, un organismo federale, ha chiesto informazioni su quella che a Nyon considerano un’altra, ancor più pesante, ingerenza: il decretò Mulè. Vale a dire quell’emendamento al Decreto Sport presentato da Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia (lo stesso di Claudio Lotito) che prevede un “distacco” della Lega di Serie A dalla Federazione.
Il decreto Mulè e la "minaccia" di Ceferin
Ebbene, secondo le indiscrezioni, Ceferin è stato estremamente drastico e diretto con Abodi: "Rischiate la procedure d’infrazione e saremo costretti a escludere le squadre italiane dalle Coppe europee". Chi ha assistito al confronto racconta che Abodi avrebbe garantito che quel testo non esiste più. Ma evidentemente non si riferiva all’emendamento in quanto tale che proprio oggi andrà in esame alla commissione cultura del Governo, bensì al contenuto del testo che, garantistico fonti vicine al Ministro, è stato radicalmente riformulato. Come, non è ancora noto visto che l’originale prevedeva di demandare la totale autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa e gestionale alle leghe, il diritto per la Serie A di avere parere vincolante sulle delibere della Figc che la riguardano e la possibilità di ricorrere contro la giustizia sportiva direttamente al Tar del Lazio. Di fatto si tratterebbe di un’ingerenza a piedi uniti sull’autonomia decisionale della Figc che l’Uefa non può accettare senza reagire.