"Ritengo che le sofferenze del tempo presente non possano essere paragonate alla gloria futura che ci sarà rivelata". Si presenta così, biblico, Samuel Mbangula su Instagram, mentre sul campo si presenta con un gol all'esordio con la prima squadra che ricorderà per tutta la vita, come lo ricorderanno a lungo i tifosi bianconeri. Motta inizia con una vittoria frutto della sua convinzione e delle scelte, anche dolorose, prese insieme a Giuntoli: Chiesa fuori rosa e il ventenne della Next Gen a fare l'esterno sinistro e a rientrare sul destro, piazzando il piattone che sblocca la sfida col Como e lo catapulta in una nuova dimensione, quella di risorsa per la Prima Squadra. Arriverà poi anche la gioia strozzata dal dolore di Weah per il 2-0 definitivo, innescato da una gran giocata del nuovo numero 10 bianconero Kenan Yildiz impreziosita dal velo di Vlahovic, a completare una serata di festa per lo Stadium.
Le ali di Motta fanno volare la Juve
Non è una Juve per vecchi quella del nuovo corso: in campo non c'è neanche un giocatore oltre i 27 anni, cose mai viste a memoria d'uomo in una partita di campionato. E il problema di Weah - subito prima di segnare il raddoppio - con il ventunenne Savona a prendere il suo posto, abbasserà nella ripresa ancora di più l'età media di una formazione da record. La chiarezza tattica dei compiti rassicura e rischiara anche l'umbratile Vlahovic della scorsa stagione: il serbo mette a referto due pali e un gol annullato per un fuorigioco ai limiti del risibile visto solo a Lissone, che valuta i millimetri di una ricostruzione grafica che non è - bisogna sempre ricordarlo - perfettamente aderente al centimetro al reale. Certo, sono tre punti contro una neopromossa, ma è un campionato che deve ancora far capire chiaramente le gerarchie e - vedi Napoli a Verona - soprattutto con le piccole ad inizio torneo ogni partita può trasformarsi in una trappola.