Napoli-Juventus 2-1: Kolo Muani non basta, lezione di Conte a Motta

I bianconeri durano un tempo, poi svaniscono al Maradona: Anguissa e Lukaku firmano una vittoria pesantissima in chiave corsa Scudetto

Una Juve a testa alta, da grande squadra, contro un Napoli macchina da guerra scudetto: per quarantacinque minuti al Maradona va in scena una sfida eccellente come livello agonistico e tattico. Poi nella ripresa Conte schianta la fragile creatura di Thiago Motta, in ritardo su lettura, sostituzioni e scelte, stravince il duello - ah, quelle parole su quanto c'era da pedalare per alcuni che siedono su determinate panchine - e continua la sua fuga Scudetto, inguaiando ancora di più i bianconeri che continuano a restare a rischio esclusione dal quarto posto (e forse anche dal quinto) e che dopo tanti pareggi vedono crollare sia la serie senza sconfitte - ventinove partite di campionato - sia il morale, dopo un pari in Champions senza praticamente un tiro in porta.

 

Fa impressione vedere quanta difficoltà ci sia per Motta di leggere il match, non solo continuando a puntare su un totem inerte come Koopmeiners ma anche provvedendo a sostituzioni che appaiono sempre più decise a tavolino prepartita, senza la capacità di cambiare spartito in corsa. In un calcio con cinque sostituzioni, usarle tutte è condizione necessaria ma non sufficiente per essere competitivi: la ciliegina di richiamare Kolo Muani per Vlahovic invece di provarli insieme anche solo alla disperata, per una partita che si sta perdendo senza tirare in porta, è il finale desolante, tanto amaro quanto luminoso era apparso il primo tempo.

 

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Yildiz, che errore. Gatti e Locatelli salvano la Juve

Kolo titolare per Vlahovic, la scelta era chiara da subito e arriva anche nell'undici titolare. Napoli altissimo a pressare la Juve, Conte sa che recuperare anche solo un pallone in quella zona può schiantare il gioco di Thiago Motta. Che di suo ha dato mandato di soffocare Lobotka quando il pallone è azzurro, Meret con i piedi il punto debole individuato. Il risultato è di un'intensità elevatissima al Maradona fin dal primo minuto, degna di una Premier, con la prima grande chance di marca ospite: Cambiaso bravissimo a leggere l'azione, Thuram altrettanto a trovare Yildiz in area, il numero 10 mette a sedere difensore in spaccata e portiere, poi incrocia col sinistro ma tira addosso a Meret.

 

Ventinove partite senza sconfitte, per rompere questa striscia il tecnico dei partenopei punta sulle doppie coppie: Di Lorenzo/Politano e Spinazzola/Neres a raddoppiare gli inserimenti e a incendiare le fasce, da lì piovono cross a ripetizione cercando gli stacchi di Anguissa, Lukaku e McTominay in inserimento centrale. Motta deve ringraziare Gatti e Locatelli più volte: i due sono provvidenziali tra spazzate, palle recuperate e chiusure in area. Quando invece è la Juve a rendersi pericolosa, brilla Kolo Muani: gambe da fenicottero e ottima fisicità, sembra da mesi in campo con la squadra e aiuta la manovra con una tecnica e un'attenzione nei passaggi superiore al Vlahovic degli ultimi tempi. Su una sua palla lavorata benissimo arriva di corsa Koopmeiners che dalla lunetta dell'area di rigore spedisce in cielo.

 

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Un tiro, un gol: chiamatelo TrezeKol

Attorno alla mezz'ora il Maradona mugugna per Thuram su Anguissa - palla pulita e poi contatto, Chiffi lascia proseguire - poi trattiene il fiato: Nico Gonzalez si invola in ripartenza ma egoista conclude fiacco, senza premiare il movimento di Kolo Muani a liberarlo ma anche a liberarsi. L'equilibrio non si rompe, ma la Juve continua a provarci e ostinatamente arriva al vantaggio, con un'azione originata da uno dei rarissimi cross messi in mezzo dai bianconeri (che spesso privilegiano i passaggi a tornare indietro, altro mantra del tecnico italo-brasiliano): Anguissa è decisivo al contrario, intervenendo al limite dell'area in anticipo sull'avversario con un tocco che diventa l'assist perfetto per Kolo Muani, incrocio al volo e Meret battuto.

 

Un tiro e un gol, come statistica, cinismo e coordinazione ai tifosi sembra di rivedere Trezeguet nero, con l'esultanza rabbiosa sotto lo spicchio bianconero dello stadio a conquistare definitivamente, in un lampo, il popolo juventino. What a difference a day made, la differenza di avere un centravanti cinico.

 

 

 

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Anguissa-Lukaku, ma gli esterni Juve dove sono?

Il Napoli rientra in campo, la Juventus no: la ripresa dei partenopei è travolgente - Conte si sarà fatto sentire e non poco negli spogliatoi - i bianconeri sembrano incapaci di reagire, come bloccati, irriconoscibili. È un dominio che prima non si concretizza per un miracolo di Di Gregorio, buffonesco sul colpo di testa di Lukaku (Conte con le mani nei capelli), poi trova in Anguissa e nel suo stacco imperioso l'uomo del pareggio al 57'. Nell'azione pesa la leggerezza di Cambiaso nelle chiusure, con Politano protagonista dell'assist e prima di altre giocate, mentre dall'altra parte McKennie chiude bene Neres ma la manovra bianconera sparisce insieme a Nico Gonzalez: l'argentino, insieme con Yildiz, veri flop della partita perché incapaci di graffiare davanti ma anche assenti nel momento in cui c'era da stringere i denti.

 

Al 65' infatti i primi cambi sono Yildiz e Cambiaso, dentro Mbangula e Savona con McKennie che va a sinistra: una mossa tardiva, perché ormai Politano ha fatto il suo, e intanto arriva anche il raddoppio Napoli: grande azione di Lukaku e gran giocata di McTominay in area, Locatelli in spaccata lo tocca e dal dischetto Romelu non sbaglia, spietato, spiazzando Di Gregorio.

 

 

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Motta senza coraggio, lezione da Conte

Prima Douglas Luiz per un esausto Locatelli e Conceicao per un Nico completamente evaporato da almeno venti minuti, poi Vlahovic nel finale a rilevare Kolo Muani: Motta senza coraggio, lascia in campo la fisicità di Thuram ma non prova la carta del doppio attaccante, in uno scontro diretto che sta perdendo, peraltro tenendo Koopmeiners e la sua ennesima prova incolore a fare il supporto al centravanti. Risultato? La Juve non crea mezza occasione per pareggiare, Conte chiude la partita da esperto artigiano, con le energie di Mazzocchi per Politano per poi rifinire il lavoro con Gilmour per Lobotka e Simeone per Lukaku. E se ne va, lui sì, pedalando forte.

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Una Juve a testa alta, da grande squadra, contro un Napoli macchina da guerra scudetto: per quarantacinque minuti al Maradona va in scena una sfida eccellente come livello agonistico e tattico. Poi nella ripresa Conte schianta la fragile creatura di Thiago Motta, in ritardo su lettura, sostituzioni e scelte, stravince il duello - ah, quelle parole su quanto c'era da pedalare per alcuni che siedono su determinate panchine - e continua la sua fuga Scudetto, inguaiando ancora di più i bianconeri che continuano a restare a rischio esclusione dal quarto posto (e forse anche dal quinto) e che dopo tanti pareggi vedono crollare sia la serie senza sconfitte - ventinove partite di campionato - sia il morale, dopo un pari in Champions senza praticamente un tiro in porta.

 

Fa impressione vedere quanta difficoltà ci sia per Motta di leggere il match, non solo continuando a puntare su un totem inerte come Koopmeiners ma anche provvedendo a sostituzioni che appaiono sempre più decise a tavolino prepartita, senza la capacità di cambiare spartito in corsa. In un calcio con cinque sostituzioni, usarle tutte è condizione necessaria ma non sufficiente per essere competitivi: la ciliegina di richiamare Kolo Muani per Vlahovic invece di provarli insieme anche solo alla disperata, per una partita che si sta perdendo senza tirare in porta, è il finale desolante, tanto amaro quanto luminoso era apparso il primo tempo.

 

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