Una Juve a testa alta, da grande squadra, contro un Napoli macchina da guerra scudetto: per quarantacinque minuti al Maradona va in scena una sfida eccellente come livello agonistico e tattico. Poi nella ripresa Conte schianta la fragile creatura di Thiago Motta, in ritardo su lettura, sostituzioni e scelte, stravince il duello - ah, quelle parole su quanto c'era da pedalare per alcuni che siedono su determinate panchine - e continua la sua fuga Scudetto, inguaiando ancora di più i bianconeri che continuano a restare a rischio esclusione dal quarto posto (e forse anche dal quinto) e che dopo tanti pareggi vedono crollare sia la serie senza sconfitte - ventinove partite di campionato - sia il morale, dopo un pari in Champions senza praticamente un tiro in porta.
Fa impressione vedere quanta difficoltà ci sia per Motta di leggere il match, non solo continuando a puntare su un totem inerte come Koopmeiners ma anche provvedendo a sostituzioni che appaiono sempre più decise a tavolino prepartita, senza la capacità di cambiare spartito in corsa. In un calcio con cinque sostituzioni, usarle tutte è condizione necessaria ma non sufficiente per essere competitivi: la ciliegina di richiamare Kolo Muani per Vlahovic invece di provarli insieme anche solo alla disperata, per una partita che si sta perdendo senza tirare in porta, è il finale desolante, tanto amaro quanto luminoso era apparso il primo tempo.