Plebiscito doveva essere e plebiscito è stato. L'assemblea elettiva svoltasi ieri a Roma ha rieletto Gabriele Gravina presidente della Figc con percentuali bulgare, superiori al 73,5% registrato nel 2021. Il 98,7% dei 231 delegati presenti sui 274 aventi diritto ha votato per il terzo mandato del numero uno di via Allegri, che nel 2028 arriverà a 10 anni di presidenza. La parola d’ordine è “unità”, non sempre respirata nel calcio italiano negli ultimi decenni.
Tutto come da previsioni anche nella squadra che affiancherà il presidente lungo il prossimo quadriennio olimpico: in consiglio federale entrano in quota Serie A, oltre al presidente interista Beppe Marotta confermato e al numero uno di Lega Ezio Simonelli, lo juventino Francesco Calvo e Stefano Campoccia, vicepresidente dell’Udinese. Non è un caso: Inter e Juventus sono le società che più hanno spinto per costruire una maggioranza solida in via Rosellini, nel frattempo diventata talmente larga da mettere insieme anche club con esigenze e ambizioni diverse. Carnevali (Sassuolo) affianca il presidente Bedin in quota Serie B, per la C vi sono il presidente Marani e Sebastiani (Pescara). Tutti in qualche modo vicini a Gravina, che da tempo può contare sull’appoggio (più o meno) incondizionato di Serie D (Abete, Bazzerla, Ortolano, Pedrazzini, Fantazzini e Tambaro i consiglieri federali), calciatori (Calcagno, Biondini, Gama e Bernardi) e allenatori (Camolese e Citta).
Il Gravina-ter
Il Gravina-ter nasce, in pompa magna, con la benedizione di Gianni Infantino e Aleksander Ceferin, presidenti di Fifa e Uefa, entrambi a Roma: presenze non scontate, come quelle di Armand Duca (presidente della federcalcio albanese), Andriy Shevchenko (Ucraina), Dejan Savicevic (Montenegro), Marco Tura (San Marino) e Bjorn Vassallo (Malta). «Tutti amici del calcio italiano che accogliamo con piacere e gratitudine», li ha definiti Gravina nel suo discorso all’assemblea. Il concetto di unità, si diceva, torna spesso nelle parole del presidente: «È una manifestazione di grande attestato di stima e fiducia, lavoriamo da mesi per questo clima - ha dichiarato dopo il voto -. Un equilibrio migliore è possibile solo con il dialogo: non ci siamo mai arroccati sulle nostre posizioni e fatichiamo quando ci sono tentativi strumentali di invadere la nostra sfera. Il calcio ha preso coscienza della sua forza di interlocuzione, spero che venga valorizzata».
La rielezione, per Gravina, è il culmine di un percorso che ha vissuto alti e bassi, secondo il presidente non sempre giudicati in maniera corretta. Un Europeo vinto, due Mondiali senza l’Italia: «Trasformate alcuni errori tecnici in responsabilità del presidente, ma si dimenticano le cose buone fatte. Noi vogliamo assolutamente andare ai Mondiali, lo vivo come tutti gli italiani: dobbiamo qualificarci e dobbiamo impiegare tutte le energie a tal fine - ha spiegato, per poi soffermarsi sull’ipotesi di nuove finestre per gli azzurri -. Con la Serie A abbiamo iniziato un nuovo confronto, come con tutte le leghe. Parliamo spesso della nazionale come se fosse contrapposta ai club, ma vorrei ricordare quanti giovani sono stati valorizzati nelle nostre nazionali».
Tra gli alti, vi è da annoverare quello che è al contempo un obiettivo da centrare: la candidatura congiunta con la Turchia conquistata per Euro 2032: «Entro ottobre 2026 dovremo dichiarare i cinque stadi che ospiteranno la competizione. Le speranze sono fondate, ma dobbiamo rimboccarci le maniche. So che il ministro Abodi sta portando avanti degli incontri, anche se non ne conosco gli esiti. Sono sereno, confido nelle capacità della Figc come moltiplicatore d’entusiasmo», ha ricordato Gravina, che ha sostanzialmente confermato Roma, Milano, Torino e Firenze come location designate. A giocarsi l’ultimo posto restano Bologna, Bari e Palermo.