Atalanta (e Juventus) permettendo, sabato sera all’ora dell’aperitivo al Maradona andrà in scena la sfida scudetto fra Napoli e Inter, uno scudetto oggi più che mai dei veleni. Perché sono ormai tre mesi abbondanti che sull’asse Milano-Napoli si accendono discussioni - in particolare su episodi arbitrali pro-Inter -, vengono agitati gli animi, vengono inviati sospetti. Il tutto senza parlare dei casi ultras, inchieste federali e intromissioni di trasmissioni come "Report" e "Le Iene".
Inter, Napoli e il botta e risposta dopo l'andata
Molto arriva dal fronte campano, come a voler caricare di ulteriore pressione la squadra campione d’Italia. In fondo, che sarebbe stata una lunga sfida fra Antonio Conte e Simone Inzaghi lo si era capito bene la sera del 10 novembre, quando la sfida d’andata terminò 1-1 fra le polemiche. Quelle del tecnico salentino che esplose contro l’arbitraggio e soprattutto l’utilizzo del Var per il "rigorino" concesso all’Inter e poi sbagliato da Calhanoglu. Ma al di là della filippica sul Var, fu una frase di Conte a far intendere bene quale fosse la strategia dell’allenatore che a Milano ha vinto lo scudetto ’20-21 prima di abbandonare la nave di fronte alla “dieta dimagrante” prospettata da Suning che per costruirgli una squadra da scudetto fra l’estate 2019 e 2020 aveva speso più di 200 milioni (investimenti che, chiedere a Inzaghi, hanno pesato tanto nel bilancio nerazzurro negli anni a venire). Conte quella sera disse: "Se c'è un errore il Var deve intervenire. Così fa incazzare e si creano retropensieri". Frase che indispettì l’Inter, con il presidente Marotta che replicò poche ore dopo: "L’evocazione di Conte? È una persona intelligente e un grande comunicatore, sicuramente avrà il suo obiettivo quando parla. Detto ciò, per me era rigore". A quel punto da Los Angeles intervenne pure De Laurentiis: "Ho letto alcune dichiarazioni di Marotta, a mio avviso fuori luogo. Il rigore, a detta della stragrande maggioranza degli osservatori, non c’era".