
C’è chi spiega che, in fondo, il Napoli deve essere soddisfatto, perché in questa giornata rischiava molto più dell’Inter che, a Parma, aveva un’avversario più morbido del Bologna. Concetto molto razionale, ma dubitiamo che qualcuno abbia provato anche solo a sussurrarlo in presenza di Antonio Conte ieri sera. Lo scudetto poteva svoltare sulla Via Emilia e invece tira dritto: sempre tre punti di distanza fra l’Inter e il Napoli che, fino al funambolico colpo di tacco di Ndoye, aveva ridotto a uno il distacco, lasciando annusare al tecnico il profumo della paura dell’Inter, svanito in meno di un’ora, lasciando i rimpianti per un altro pareggio rosicante dopo quello di Venezia. Resta, comunque, una lotta scudetto meravigliosa, a sei giornate dalla fine quei tre punti aprono l’orizzonte a qualsiasi finale e concentrano storie e incroci del destino.
Conte, altro che "serve tempo"
Non era previsto, infatti, che il Napoli fosse lì in questo momento. Era una stagione di ricostruzione e rilancio, non di lotta per il titolo, ma Conte non è tipo da anni di transizione e non smette di stupire la sua straordinaria capacità di prendere le squadre e trasformarle in pochissimo tempo. Altro che "serve tempo", in tre, massimo quattro settimane Conte ha impresso idee e mentalità sufficienti per iniziare a galoppare, poi nei mesi successivi spinge i suoi giocatori oltre i loro limiti.